TURBIGO – Venerdì scorso, nella Sala delle Vetrate del palazzo De Cristoforis, la presentazione dell’ultimo libro di Massimo Nava (editorialista del ‘Corriere’, corrispondente da Parigi), un habitué del territorio turbighese per ragioni famigliari, ma anche per il rapporto esistente con l’attuale assessore alla cultura, Marzia Artusi, che lo ha presentato al pubblico presente interessato a conoscere i contenuti del suo ultimo libro: ’Il mercante dei quadri scomparsi’.
NAVA: “E’ un giallo che ho svolto non secondo i canoni tradizionali, che fanno del commissario un ‘deus ex machina’, ma è semplicemente un poliziotto che fa bene il suo lavoro. La storia è quella di un mercante, collezionista di opere d’arte che viene assassinato e le indagini portano il poliziotto ad addentrarsi nel mondo sconosciuto del mercato dell’arte nel quale Montecarlo è una delle piazze”. E’ questo ‘mercato’ il vero protagonista del libro. Negli ultimi trent’anni si investono sempre più soldi nell’acquisto di capolavori, esattamente come si fa con la borsa. C’è in atto una distorsione dell’essenza dell’arte che è diventata un bene che il mercato valuta non tanto per la sua ‘bellezza’, ma per il prezzo. Si scambiano titoli di proprietà di capolavori senza che i quadri vengano mostrati o visti dai miliardari cinesi e russi, protagonisti di questo mercato d’élite.
Il quadro che Massimo Nava ha scelto per la sua storia è il ‘Nudo di Modigliani sul cuscino blu’ che è stato venduto a 170 milioni di euro! Quale sia la molla che spinge i tycoons a investire tanti soldi? “E’ quella del possesso”, dice Nava. Avere il titolo di proprietà su un capolavoro è come possedere una Ferrari vintage! Ma poi il discorso di allarga alle diverse sfaccettature del mercato dell’arte: alla spogliazione del patrimonio artistico avvenuto durante le guerre del Novecento ad opera dei nazisti (che si sono impadroniti di quanto possedevano gli ebrei. Il caso recente di Monaco di Baviera dove sono riapparsi mille quadri dei quali si era persa memoria), ma anche prima, quando un popolo veniva vinto gli si rubava l’anima contenuta nelle sue opere d’arte. Senza tralasciare l’azione recente dell’Isis che finanzia la sua azione terroristica commercializzando opere d’arte. Infine, il piacere di possedere un capolavoro – che non si può vendere proprio per la notorietà – può diventare una malattia quando l’interessato viene folgorato dalla sua bellezza intrinseca.