Una delle storie d’amore e passione più conturbanti e famose della storia. La storia dell’affabulazione, la storia del teatro, la storia dell’amor poco cortese e molto carrnale, la storia dell’incipiente letteratura, della musica e, perché no, anche della storia del cinema. “Tristano ed Isotta” è un mito che si perde nella notte dei tempi e delle radici continentali europee. Mito celtico in origine, fu diffuso da cantori normanni ed attraversa l’Europa del medioevo a cavallo tra popolazioni ed imperi, originantesi dal nucleo normanno – carolingio per poi scendere a sud come a nord (fin in Islanda) attraverso canali fatti di cantori, bardi, manoscritti, trascrizioni e tutta quella affascinate concrezione storico-letteraria che ha costruito i pilastri della mitologia e dell’immaginario della nostra Europa ai suoi primordi.
La vicenda dei due scandalosi amanti è stata poi ripresa e trasposta in diverse forme artistiche dei tempi più recenti, moderni e contemporanei: la pittura, naturalmente (celeberrimo, come spesso accade per i preraffaelliti, il dipinto di William Waterhouse) la scultura, la letteratura come siamo usi intenderla in epoca moderna (si cimentò anche il nostro D’Annunzio). Come è facile indovinare lo “sdoganatore”, chiamiamolo così, del mito e della leggenda di amore e morte di questi personaggi da saga medievale fu il solito “brave” Richard Wagner (e chi, sennò?); tramite la sua ricerca e la conseguente composizione dell’opera da lui titolata “Tristano ed Isotta” (1859, tenere conto che questa dicitura non esisteva prima) e rappresentata per la prima volta a Monaco di Baviera nel 1865, la leggenda tornò in auge sia tra gli studiosi che nella fama popolare.
Saltando di un secolo, la storia arriva al cinema. varie rielaborazione dal 1911 al 2006 (come apprendiamo da wikipedia), passando da un adattamento firmato da Jean Cocteau del 1943, per il film “L’eterno ritorno” di Jean Delannoy; ma, soprattutto (almeno per noi profani ignoranti) un inaspettato “ritorno” (trasposizione) ne “La signora della porta accanto” di tale François Truffaut (1981).
Insomma, tutto questo per dire: l’ultimo rifacimento della leggenda lo dobbiamo ascrivere a Teatro dei Navigli, con una riscrittura ad opera di Fabrizio Tassi (critico cinematografico, scrittore negli avanzi di tempo, appassionato protagonista della vita politica e culturale abbiatense…). Come dire una fusione tra cinema, letteratura e teatro. Non senza un accompagnamento musicale originale a cura del chitarrista Francesco Curatella. Insomma, produzione abbiatense doc!
Ma dove e come poter godere di questa chicca che entrerà di certo nell’elenco di Wikipedia? L’occasione la offre gentilmente il Comune di Cisliano, il quale, aderendo alla rassegna teatrale territoriale di Incontroscena, ha specificamente scelto di “sponsorizzare” la produzione di Teatro dei Navigli guidata (regia e quant’altro) dal bravo Luca Cairati (direttore artistico del tutto). Dall’ “Odissea- il mare di Nessuno” dello scorso anno (sempre a Cisliano, evidentemente il connubio funziona!), continua dunque l’esplorazione dei miti alle origini della nostra cultura nonché delle figure archetipiche della nostra psiche di uomini europei.
Appuntamento quindi venerdì sera, 18 novembre 2016, alle ore 21 presso l’Auditorium G. Magenti, via Wojtyla. Ingresso a prezzo popolarissimo: 6€ .
© Alessandra Branca
nota bene: credits: per la stesura ci siamo avvalsi (anche) di fonti e materiali Wikimedia- Wikipedia