La fotografia è il documento della memoria storica che si tramanda all’umanità. Conosciamo la storia realmente da quando c’è la fotografia. Prima c’erano i dipinti, le scritture. Ma non potevano evidenziare i fatti e provarli come può fare una fotografia. Se ci fossero state le macchine fotografiche anche la Bibbia e i Vangeli forse sarebbero stati scritti in maniera diversa. Oliviero Toscani, questa mattina al teatro Lirico di Magenta, ha parlato del suo lavoro racchiuso in un libro. Ha parlato di quello che ha fatto a Sant’Anna di Stazzema dove ha raccolto le testimonianze di chi c’era. Di chi era un bambino quel giorno del 12 agosto del 1944 quando un atto terroristico dei soldati nazisti portò a morte centinaia di civili inermi e tanti, tanti bambini. Un crimine contro l’umanità vergognosamente rimasto nascosto.
Sant’Anna di Stazzema, come ha ricordato il suo sindaco, è un paesino difficile da raggiungere a 700 metri sul livello del mare. Ancora oggi il navigatore satellitare non lo trova facilmente. Chi è arrivato a Sant’Anna lo ha fatto con la complicità dei fascisti italiani. Fu un crimine premeditato. A fare gli onori di casa questa mattina il sindaco Marco Invernizzi e c’era anche il sindaco di Magenta del 24 aprile 1975 quando venne siglato il patto di gemellaggio tra Magenta e Sant’Anna, il senatore Ambrogio Colombo. Fu un modo per capire cosa si potesse fare per non dimenticar ei valori della libertà e della Resistenza. Forse a Magenta nemmeno tutti sanno che viviamo in una città gemellata con Sant’Anna di Stazzema. Non ci sono cartelli che lo indicano. Oggi ha parlato anche Nadia Scioscia dell’Anpi, l’associazione dei Partigiani che ha il compito di conservare la Memoria storica.
Pochi i cittadini, a dire il vero. C’erano gli studenti. Oliviero Toscani ha raccolto ben 54 ore di registrazione nelle parole di chi visse quel 12 agosto ’44. “Quante sant’Anna ci sono nel mondo? C’è da rimanere imbarazzati a far parte della razza umana. Non siamo ancora civili”, ha detto Toscani.