Continua la nostra ‘storia’ delle Vie turbighesi. Qui sotto parliamo di una fetta di territorio , oggi zona industriale, ma un tempo boschivo, che raccoglie la memoria di un impianto di follatura medievale.
56 – FOLLA (Via, ‘della’) – 1971
Collega la Via Centrale Termica con il confine di Robecchetto e fu denominata dal Consiglio Comunale con delibera 120 del 28 settembre 1971. Molte le Vie denominate in tale anno per via del Censimento in corso, tant’è che la numerazione civica del paese si è fermta allora e non è stata più aggiornata.
L’antica radice del vocabolo folla si ritrova nel latino ful, ossia, ‘premere’. Da qui il termine follatura che stava ad indicare il trattamento sotto pressione a cui veniva sottoposto il panno di lana con lo scopo di renderlo più resistente.
L’industria della lana fu l’antesignana del sistema capitalistico. Nella manifattura della lana, la serie complessa delle numerose manipolazioni attraverso le quali il ‘vello sudicio’ diveniva pregiato tessuto morbido dagli smaglianti colori, passava attraverso l’azione di numerosi artefici: battitori, sceglitori, cardatori, lavatori; poi quelli dei filatori, appresso quello dei tessitori, in seguito i follatori, i garzatori e, ultimi, i tintori. Queste operazioni avvenivano in una serie di officine, ma la materia prima rimaneva di proprietà del mercante di lana.
Per diventare dei follatori bisognava possedere il capitale necessario all’impianto ed effettuare il pagamento della tassa di matricola dell’arte, il tutto per avere la possiblità di ricevere commissioni dall’imprenditore, il vero e proprio monopolista della materia prima.
La lavorazione finale del panno ebbe larga diffusione nel Milanese negli ultimi secoli del Medioevo e, successivamente, le forze idrauliche vennero anche utilizzate per triturare gli stracci e preparare la pasta di cellulosa. Le prime ‘folle di carta’ azionate dalle acque dei mulini sono documentate sin dal Trecento e, in memoria dell’antico successo commerciale milanese, ancora oggi in Francia si parla di papier lombard. Fu la presenza di numerosi corsi d’acqua che solcavano le campagne milanesi a far sì che questa tecnica si impiantasse in po’ dovunque, e anche a Turbigo dove la ruota del mulino era azionata dalle acque dell’Arno e l’antico toponimo è stato tramandato dalla ‘Cascina della Folla’ alla quale faceva capo l’impianto di follatura.
57 – FONTANILE (Vicolo) – 1971
E’ stato denominato con delibera 120/1971 del Consiglio Comunale. Collega la Via Centrale Termica alla sponda destra del Naviglio Grande e delimita oggi a sud il parcheggio della Mewa.
Il fontanile che ha dato il nome al vicolo è ‘entrato in servizio’ al tempo della costruzione della massicciata delle Ferrovie Nord e ha il troppo pieno che scarica nella roggia Barlassina. Un tempo questa roggia era alimentata dalla Bocca Cicognera del Naviglio Grande (sottesa ancora oggi al ponte della circonvallazione) e costeggiava la riva destra del Naviglio alimentando le marcite un tempo esistenti lungo la Via Roma. Occupava una parte della carreggiata dell’attuale Via Centrale Termica e penetrava nell’attuale sedime della centrale termoelettrica dove oggi si sono perse le tracce, ma è molto probabile che la poco acqua residua finisca nell’Arno.
58 – FOSCOLO UGO, poeta (Via)
Collega la Via Nosate con la Via Molinara ed è stata denominata dal Consiglio Comunale con delibera 26 del 9 marzo 1965.
FOTO Questo ponte ferroviario della Novara-Seregno (1887) fu progettato in tal modo per salvaguardare lo scorrere delle acque dell’Arno (che nei tempi antichi azionava un impianto di follatura) e fu proprio in occasione della realizzazione della massicciata che affiorò il fontanile. Da questo punto, sulla sinistra nella foto, inizia la Via Folla che, attraverso le campagne, conduce in territorio di Robecchetto