Riceviamo e Pubblichiamo, ma ci spiace che succedano queste cose in Italia nel 2017:
Turbigo, il nostro lettore scrive: “Dispiace deludere chi pensava che il titolo fosse una storia, di quelle che vanno tanto di moda, di razzismo o antirazzismo. Si parla di efficienza, o meglio di inefficienza, della macchina burocratica. La protagonista di questa vicenda è una quarantanovenne italiana separata dal marito. Trova ospitalità dal fratello che vive a Milano ma, un mese dopo, per diverse ragioni, decide di andare a vivere dal suo primo fidanzato, a Turbigo, anche lui separato, con il quale non si vedeva da trent’anni. Questo breve prologo ci porta alla vicenda vera e propria. Dapprima la ragazza chiede la residenza nel comune di Milano trasferendola dalla provincia di Firenze. Qualche settimana dopo vorrebbe trasferirla a Turbigo ma l’ufficio anagrafe del comune di Turbigo, giustamente, vuole avere una conferma che la residenza sia già confermata a Milano. Una cosa semplice? Tutt’altro. Il comune toscano, l’anagrafe di Turbigo e la stessa Ragazza provano con molte telefonate alle quali non risponde mai nessuno e alcune mail che non ottengono risposte. Comprensibilmente l’anagrafe turbighese non può procedere alla residenza, il comune toscano di origine non ha notizie sulla procedura e il Comune di Milano prosegue nel suo silenzio. La ragazza ha la carta d’identità in scadenza, non avendo idea di dove sia la propria residenza non può rinnovare il documento. A un controllo potrebbe risultare clandestina… a casa propria”.