Riceviamo e Pubblichiamo
La situazione politica del Togo è quella di un paese preso in ostaggio da 50 anni da una dittatura familiare con l’accaparramento del potere da parte di Faure Gnassingbé figlio del defunto dittatore Eyadéma Gnassingbé che governò il paese col pugno di ferro dal 1967 fino alla sua morte nel 2005.
In Togo la ricchezza è concentrata in mano a pochi mentre le strutture scolastiche e ospedaliere sono desuete se non inesistenti.
Nel paese vige una violazione sistematica dei diritti umani con l’uso eccessivo della forza, tortura, arresti e detenzioni arbitrari, impunità, tutte violazioni raccontate nel Rapporto annuale 2016 di Ammnesty International.
Il Togo è l’unico paese ad oggi nell’Africa dell’ovest a non sperimentare un’alternanza politica.
Il popolo togolese è alla ricerca della democrazia, della libertà.
Oggi, come allora, i togolesi, esigono la limitazione del mandato presidenziale e l’impossibilità di farne più di due, un’elezione presidenziale in due turni con la partecipazione al voto della diaspora.
Da due mesi la popolazione manifesta pacificamente per richiedere queste riforme ma le forze di sicurezza hanno nuovamente fatto un uso eccessivo della forza contro i manifestanti.
Vediamo risorgere con angoscia il fantasma della carneficina del 2005 che ha causato almeno 500 morti secondo un rapporto delle Nazioni Uniti e che ha portato milioni di giovani a lasciare il paese.
Dall’inizio delle manifestazioni, si contano almeno 12 morti, in maggioranza degli adolescenti e più di 200 feriti di cui alcuni gravi.
Per quanto tempo ancora il popolo dovrà frenare il suo legittimo diritto ad un alternanza democratica?
Oggi la Diaspora e tutto il popolo invitano il Santo Padre e le istituzioni internazionali ad esercitare pressioni sul presidente Faure Gnassingbé per lasciare il potere per risparmiare le vite dei giovani e per salvaguardare la pace in Togo.