La puntata odierna di “Tra me e te”, condotta da Francesco Bigogno, vede ospite in studio Gianni Mainini, Presidente del Centro Studi Marcora. Si parlerà dell’antica fiera di San Martino a Inveruno:
Cos’è il centro Studi Marcora? E’ intitolato al senatore Marcora, personaggio inverunese la cui morte è avvenuta nel 1983. La prima cosa che ho fatto diventando sindaco nel 1985, per conservarne la memoria, è stata quella di creare un centro che mettesse insieme una serie di amici per continuare a ricordarlo attraverso una serie di eventi. Abbiamo fondato questo centro studi che ne continua, in questo modo, l’attività. Io ne sono diventato il presidente. Parliamo della Fiera di San Martino.
Quando nasce? Facendo delle ricerche mi ero fermato al 1680 come data di nascita, ma altri sono risaliti addirittura al 1607. In ogni caso, le origini sono antichissime. Alcuni documenti ne parlano, come fiera di merci e di bestiame. Il clou della fiera, e che ha portato a farla diventare importante, è sempre stato l’aspetto agricolo. Che è poi la nostra vocazione. Ad un certo punto siamo riuscita a farla diventare un punto di riferimento per la razza bovina frisona insieme a quella di Codogno. Dal programma vedo che il radicamento agricolo è ancora presente.
Oggi a livello economico, fiere come quella di San Martino sono in grado di spostare soldi? No. Ai tempi delle mostre della razza frisona era importante ricevere una medaglia. Indirettamente per gli agricoltori garantiva successo. Oggi non credo che sia così. La fiera è una manifestazione a cielo aperto non soggetta all’acquisto di un biglietto ed è accessibile a tutti. Non ha introiti, anzi ci sono dei costi importanti. I ricavi sono relativi e riguardano, più che altro, gli stand del lunedì. C’è poi il piano della sicurezza da stilare preventivamente. E’ una fiera che interessa tantissimo i giovani. Si fa vedere al mungitura e si fa vedere ai ragazzi come si fa il latte. Si vuole far capire alla gente come si fa il pane e tanto altro. Che è poi la nostra vocazione. Ad un certo punto siamo riuscita a farla diventare un punto di riferimento per la razza bovina frisona insieme a quella di Codogno. Dal programma vedo che il radicamento agricolo è ancora presente.
Oggi a livello economico, fiere come quella di San Martino sono in grado di spostare soldi? No. Ai tempi delle mostre della razza frisona era importante ricevere una medaglia. Indirettamente per gli agricoltori garantiva successo. Oggi non credo che sia così. La fiera è una manifestazione a cielo aperto non soggetta all’acquisto di un biglietto ed è accessibile a tutti. Non ha introiti, anzi ci sono dei costi importanti. I ricavi sono relativi e riguardano, più che altro, gli stand del lunedì. C’è poi il piano della sicurezza da stilare preventivamente. E’ una fiera che interessa tantissimo i giovani. Si fa vedere al mungitura e si fa vedere ai ragazzi come si fa il latte. Si vuole far capire alla gente come si fa il pane e tanto altro. Che è poi la nostra vocazione. Ad un certo punto siamo riuscita a farla diventare un punto di riferimento per la razza bovina frisona insieme a quella di Codogno. Dal programma vedo che il radicamento agricolo è ancora presente.
Come avete fatto per pubblicizzare la fiera? Con Giambattista Gornati, nostro comandante dei vigili purtroppo scomparso, siamo andati allo stadio di San Siro e su tutte le macchine, prima della partita, abbiamo volantinato. Da quel periodo la gente è arrivata a valanghe. Ed è tuttora così.