Il sorriso è spesso ironico, molte altre volte è solare, nonostante il fisico sia sempre più debilitato dalla malattia, e lo sguardo è vivissimo, penetrante: sono gli occhi di una persona affamata di vita e che soprattutto vuole continuare ad avere fame di vita. Francesca Del Rosso, giornalista e scrittrice, appare vivace, quasi in movimento, in ogni scatto della mostra fotografica presentata venerdì 10 novembre presso la Sala delle Vetrate di Turbigo. Wondy (pseudonimo di Francesca e diminutivo di Wonder Woman, a indicare che serve una grande forza di volontà per reagire di fronte a una malattia) è morta a causa del cancro nel dicembre del 2016. Sono stati tanti gli interventi chirurgici e le terapie cui si è sottoposta ma, appena la giovane donna è in grado di muoversi, viaggia. Grecia, Cuba, Thailandia, Gerusalemme, Seychelles sono solo alcune delle mete visitate da Francesca con il marito, Alessandro Milan, e i loro due bambini. Non è una semplice turista. «Per me i viaggi assomigliano anche al tasto del “punto e a capo”»– scriveva Francesca- «Nella vita, hanno segnato momenti di discontinuità e spesso si sono legati a eventi particolari, alcuni bellissimi altri no. Il viaggio in Thailandia è stato da favola. Sentivo dentro di me segnali di rinascita e osservavo quel che mi accadeva con sguardo diverso. Un po’ come quando ti innamori (…) E io ero proprio in quello stato, innamorata. Innamorata della vita che avevo ancora davanti».
“Resiliente” è l’aggettivo che, secondo il marito, descrive meglio Wondy e il suo modo di reagire al peggiorare della malattia. Non è una caratteristica scontata, perché indica una straordinaria capacità di rimanere sensibili verso ciò che ci circonda, pur in condizioni difficili, e implica un continuo e difficile lavoro dentro di sé che è riduttivo circoscrivere solo alle cure mediche. Per diventare resilienti serve anche un aiuto esterno, perché durante un momento di malessere «si vive tutto in modo amplificato», ha spiegato il vicesindaco di Turbigo Maria Colombo, promotrice del progetto di sopporto psicologico a sostegno dei malati oncologici e dei loro familiari. Lo sportello, gratuito, sarà attivo dalla fine di gennaio e sarà curato dalla psicologa Sara Fusé. Un’ottima iniziativa, perché l’attenzione all’aspetto psichico aiuta il paziente non solo durante il periodo di cura, ma anche nel ricostruire la propria vita dopo la malattia.