Di solito nella nostra ‘Storia delle Vie” puntiamo ad aprire con una ‘via storica’ (come la Via Fredda, la Via Coni Zugna, ecc), cioè quelle Vie autoctone che sono sempre state segnate sulle carte o mappe come strade o contrade del centro abitato fin dai primi documenti risalenti a circa cinquecento anni fa. Queste Vie non hanno la denominazione vidimata dal Comune, ma sono parte del contesto originario. Per esempio, Via Fredda, è già indicata nei documenti secenteschi riguardanti i terreni che i Piatti donarono per la costruzione del convento e della chiesa degli Agostiniani Scalzi. Le altre Vie esistenti o sono vecchie strade vicinali o consortili entrate a far parte del centro abitato a seguito dell’ingrandirsi del paese o sono state tracciate ex novo per esigenze urbanistiche o a seguito di lottizzioni edilizie. Diverse poi, hanno cambiato denominazione a seguito di vicende politiche (come la Via 1° Maggio) e ancor oggi rappresentano una sorta di ‘biglietto da visita’ delle Amministrazioni comunali, che di solito lottizzano con giudizio. Comunque, nessuna Amministrazione di sinistra avrebbe denominato una Via a Ezio Maria Gray, nonostante fosse una ‘persona di qualità’ e ancora adesso Milano non riesce a ricordare Bettino Craxi.
115 – PRIMO MAGGIO (già Via del Fascio)
Collega la piazza San Francesco a Via Vittorio Veneto e fu ridenominata con delibera della Giunta Municipale del 13 maggio 1945, prima era denominata ‘Via del Fascio’. Pensiamo che sia stata tracciata nel primo Novecento, quando l’attuale Villa Tatti, fu separata dalla ‘Casa del Torchio’ (entrambe di antica proprietà Tatti), che fu acquistata (insieme al grande cortile retrostante) da un emigrante di ritorno in Italia (1928), nella quale vi aprì una ‘Bottiglieria’ e dove al primo piano – dicono – ci fosse un servizio ‘di sollievo’.
La denominazione del Ventennio, ‘Via del Fascio’, era dovuta al fatto che accanto c’era, appunto, la ‘Casa del Fascio’, la sede della sezione del partito fascista, che nel tempo si era spostata: in primis, fu ospitata nell’Osteria del Ranzàn; poi si spostò in Via San Vincenzo (nei locali dell’antico Dazio) e, infine, con la benedizione dell’ingegner Consonni (che in cambio ebbe la progettazione del sistema fognario turbighese), in Villa Tatti, ragion per cui la Via fu chiamata ‘del Fascio’, perché accanto alla ‘Casa del Fascio’.
EX PIAZZA 1° MAGGIO, OGGI ‘MADONNA DELLA LUNA’. La piazza era stata realizzata nell’area cosiddetta ‘Corte Fabbrica’, dove si insediarono gli immigrati turbighesi all’inizio del Novecento, chiamati a lavorare dal Bergamasco e dal Veneto nel Cotonificio Valle Ticino e nella Rossari&Varzi. Costò, al tempo, circa 250 milioni di vecchie lire, che andarono in fumo con la recente demolizione che portò alla realizzazione della piazza ‘Madonna della Luna’.
Al tempo, nella seconda metà degli Anni Settanta del secolo scorso, ci fu una forte polemica sulla destinazione d’uso dell’area ‘Corte Fabbrica’ (di proprietà allora di Carlo Cedrati che gli eredi vendettero al Comune, perché nessuno – quando era in vita – ebbe il coraggio di chiedergliela gratis), in quanto le forze politiche che sostenevano l’Amministrazione Cavenago (Pci, Psdi, Psi) non erano d’accordo nel trasformare tale area centrale in piazza. I comunisti avrebbero preferito una destinazione ad edilizia economico-popolare, mentre i socialdemcartici si opposero e riuscirono a spuntarla. Progettata dall’architetto Flavio Marzorati, recentemente scomparso, la piazza fu inaugurata il 1° maggio 1982 (foto). L’occasione fu propizia anche per dare un riconoscimento ai sindaci benemeriti del paese: per l’ex sindaco Luigi Bianchini (1945-1960) la medaglia fu ritirata dalla moglie Rosetta e Giavan Battista Paratico (1960-1975), presente alla cerimonia, ringraziò pubblicamente i segretari comunali del suo tempo, Villa e Carrà.
FOTO in evidenza (la Banda suona per noi, con il maestro Ugo Tanzini), la piazza 1° Maggio nella fausta occasione; il sindaco Canevago stringe la mano al sindaco Paratico