ROBECCHETTO – Oramai sono in pochi che conoscono le presenze nascoste sulla riva sinistra del Ticino e i sentieri che tratteggiano quello che fu un mondo scomparso. Sabato 9 dicembre tre amici si sono avventurati alla ricerca del ‘famoso’ palificato del 1274. Ci si ricordava – per esserci andati una prima volta guidati dal compianto Pino Sporchia – che per arrivarci bisognava entrare nel Residence galliatese al Ponte sul Ticino e poi proseguire verso sud a piedi. E così abbiamo fatto. I pali sono ancora lì – come si vede nella foto – dopo 800 anni!
Nel ritorno abbiamo pensato di andare alla riscoperta dell’antico casino dei Borghi con pozzo annesso (antica riserva di caccia di Sant’Agostino, quando la riva era inondata di uccelli e volpi) collocato tra il Ticino e un suo Ramo morto, che oggi accoglie le acque di scarico della centrale termoelettrica. E ci siamo arrivati tra rovere di dosso e piante morte, circondato da bambù giganti e qualche rosa canina (foto). Tanti termini in serizzo con i nomi degli antichi proprietari delle riserve abolite con la nascita del Parco. Poi, costeggiando il Ramo morto in controcorrente, ci siamo arrivati al guado dei ‘Carnaghi’ – oggi percorso per la maggior parte da cavalli – e da lì siamo usciti dal bosco in corrispondenza della casa rossa dell’Eligio C. dove abbiamo ripreso l’auto e tornare a casa.