Le finali di pugilato saltate a Magenta hanno fatto esplodere un caso che potrebbe sgonfiarsi presto. Da una parte i pugili arrivati da Malta, dalla Romania, insieme ai titolari dei bed & breakfast che hanno ospitato gli atleti e che si chiedono se riusciranno a vedere i loro soldi.
E dall’altra c’è Petru Sabau. Chi è Petru? E’ lui che ha organizzato l’evento in agenda al palazzetto dello sport lo scorso week end ricevendo il patrocinio del Comune ed è uno che mastica la boxe fin da piccolo. Si è trovato a gestire un gioco diventato ingestibile e ha fatto quello che non doveva fare.
Per questo dovrà rimanere ancora un po’ in ospedale. In molti lo hanno criticato, alcuni hanno dubitato che fosse in buona fede. Lui si difende: “Non ho truffato nessuno, sistemerò tutto quello che c’è da sistemare – ha detto – Tutti riceveranno quello che gli spetta. Da parte mia posso solo garantire della mia onestà. Il mio solo desiderio è sempre stato quello di insegnare il pugilato ai ragazzi”.
Non è la prima volta che Petru organizza un evento di pugilato. L’ultima a volta, sempre a Magenta, è andato tutto bene. E sarebbe dovuta andare bene anche questa volta. Finali internazionali di boxe domenica, preceduti da incontri di muay thai e altri discipline con un’altra organizzazione. Poi l’incidente di sabato mattina nella sua casa di Pontevecchio e il ricovero in ospedale. “Mi sono sentito come un animale nella giungla – continua – come una persona in un labirinto che non trova vie di uscita. Ma, soprattutto, mi sono sentito solo”.
Nessun tentativo di intascare soldi, Petru assicura che la voglia di organizzare qualcosa di grande era mossa solo ed esclusivamente dalla sua passione per il pugilato. Disciplina che insegna ai ragazzini nelle scuole medie Baracca di Magenta ricevendo i complimenti di tantissimi appassionati. La vita di Petru ricalca quella del papà e del nonno. Una storia che parte da Caransebes, distante un centinaio di chilometri da Timisoara in Romania. Ha scritto un libro sulla sua vita Petru, edito dalla Memoria del Mondo. Con le testimonianze degli amici, degli appassionati di pugilato. Si intitola ‘Una vita alle corde, ma la speranza non muore mai’. Un racconto che non ha altro significato e valore di testimonianza di come, anche davanti alle più grandi difficoltà, non si debba mai perdere la speranza per un futuro migliore.
Petru ci saluta ricordando la frase di Muhammad Alì: “Dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere. E’ sbagliato rimanere a terra”.
Foto di Copertina: una delle cinture che dovevano essere assegnate domenica.