E’ un pezzo di storia magentina che sta per sparire definitivamente. Ad oggi c’era solo un rudere ormai in decadenza, ma molti lo ricordano. E’ la ben nota corte ‘Di Tricù’ tra via San Biagio e piazza Vittorio Veneto, nel pieno centro della città. Così soprannominata perché da quella corte si vedeva la parte posteriore del pregevole monumento alla Vittoria Alata del 1925 con il cavallo, il cavaliere e l’angelo. Monumento in memoria dei ragazzi che hanno perso la vita nella prima guerra mondiale.
“Una storia che oggi non esiste più e che mai tornerà”, commentavano alcuni magentini non più giovanissimi. Anche il giornalista e scrittore magentino Emanuele Torreggiani l’ha ricordata nel suo libro ‘Tricù, da paese a città’. “Mio nonna si sposò nel 1938 e andò a vivere in quella corte – ricorda Stefania Grechi di Magenta – ricordi incancellabili”. Ieri nel cortile sono entrate le ruspe che, nel giro di pochi giorni, demoliranno definitivamente quel pezzo di storia. Rimarrà l’assetto originario, ma la vecchia corte cambierà volto e ci sarà anche un passaggio che arriverà fino a piazza Fontana. La corte risale all’ottocento, ma è dagli inizi del ‘900 che diventò luogo dove tante famiglie trovarono casa. Era una vecchia filanda poi trasformata in abitazioni e osteria fino alla fine degli anni 80.
All’inizio furono i magentini ad abitarla. E rappresentava un luogo che oggi ci ricorda le commedie dei Legnanesi. Con litigi a non finire, scontri tra famiglie e scherzi. Si parlava rigorosamente in dialetto magentino. Si viveva con poco, ma c’era anche tanta unione. Con il passare del tempo la corte ‘Di Tricù’ venne popolata anche da famiglie provenienti dal meridione. E i litigi, inevitabilmente, aumentarono. Gli attriti tra magentini e persone dalle tradizioni e dalle abitudini diverse dal dialetto differente riempivano le giornate. Ma alla fine tutto finiva in amicizia. Fino all’abbandono definitivo che risale agli inizi degli anni ’90 quando anche l’ultima famiglia lasciò la corte di piazza Vittorio Veneto. Da allora quell’area è andata in decadenza totale. Un luogo di ricordi e storie da raccontare e di quel soprannome simpatico che si è sempre portata dietro.
Perché da quella corte si vedeva il cavallo della Vittoria Alata, vicino alla chiesa di Santa Maria Assunta. Il cavallo, il cavaliere e l’angelo. Uno degli ultimi resti di un centro storico magentino che sta cambiando completamente volto.