A San Michele sul Carso, il 23 ottobre 1915, un turbighese, il caporal maggiore Angelo Cagelli, perse la vita a soli 23 anni! Continia così la nostra storia delle Vie ricordando tale Via, ma anche quelle che seguomo in rigido ordine alfabetico, la Via Sant’Uberto, San Vincenzo, il ‘Manicomio’…
125 – SAN MICHELE AL CARSO
Da Via Cotonificio a Via Libertà fu inaugurata nel primo dopoguerra, proprio in memoria di quel altopiano carsico dove morirono tanti italiani. Tra questi, un turbighese, il caporal maggiore Angelo Cagelli, di Giuseppe e Ernesta Bianchini, nato a Turbigo il 5 febbraio 1893, appartenente al 4° Cavalleria ‘Genova’, morì il 24 ottobre 1915 per ferita riportata in combattimento a Sdraussina sul Carso. Il 26 luglio 1915, a Monte San Michele, gli fu assegnata una Medaglia di Bronzo con la seguente motivazione: “Tiratore addetto ad una mitragliatrice controbatteva con calma e freddezza l’intenso fuoco nemico, riparando continuamente i guasti dell’arma e sostituendone le parti avariate dalle schegge e pallottole che frequentemente la colpivano”
Nel 1928 esisteva a Turbigo anche una Cooperativa di Consumo denominata con tale nome.
126 – SANT’UBERTO
Da Via Cotonificio all’Alzaia Naviglio fu denominata nel 1932, anche se un tratturo esisteva sin dai tempi antichi. Il 25 luglio 2013 la Via Sant’Uberto è stata raccordata alla Via Stazione attraverso un sottopasso ferroviario realizzato dalle Ferrovie Nord.
127 – SAN VINCENZO FERRERI (già Regina Elena)
Da Via Roma a Via Fredda un tempo era detta ‘Via privata B’, poi, negli Anni Trenta del secolo scorso, si chiamò Via Regina Elena e solamente nel secondo dopoguerra ha acquisito l’attuale denominazione che rimanda al compatrono di Turbigo. Ogni anno, ai primi di maggio, si rinnova il ricordo del Santo con la tradizionale festa popolare che si apre con la processione nei campi.
Collega l’asse longitudinale del paese con la parallela Via Fredda e rappresentava anticamente la linea di demarcazione tra il ‘Turbigo Superiore’ e il ‘Turbigo Inferiore’, Tra i due centri, ancora alla fine dell’Ottocento, c’erano dei campi coltivati, fino a quando fu costruito – dal Cotonificio Valle Ticino – la sezione Cascamificio. Fu l’ingegnere Paolo Tatti che, dopo aver dato l’autorizzzione all’intervento industriale, progettò il collegamento tra il ‘Turbigh in su’ e il Turbigh in giò’ come risulta dai documenti del fondo Tatti conservati alla Biblioteca di Como. Nel secondo dopoguerra, con la chiusura del Cotonificio (1956), l’edificio industriale del Cascamificio fu affittato agli immigrati e prese il nome di ‘Manicomo’ che conserva ancora oggi.
La storia di una Via è anche quella di chi ci ha abitato. Oltre alla fonderia Bet (Enrico Brusatori) della quale pubblichiamo il logo (è stata abbattuta una ventina di anni fa per far posto ad un edificio residenziale), all’inizio del Novecento nella Via, un certo Barengo, vendeva Vino e metteva in mostra nel suo negozio un bottiglione pieno di pagliuzze d’oro che aveva drenato dal Ticino negli anni della prima guerra mondiale. Un’altra ‘istituzione’ della Via era il ‘Zarin’ ciclista (Luigi Giudici), riparatore di biciclette morto qualche anno fa all’età di 90 anni.
Oggi, dopo anni di abbandono dovuto al fatto che i vecchi erano andati all’altro mondo, la Via sta vivendo un’altra giovinezza, nel senso che le vecchie case si stanno rimodernando e altre nuove di zecca sono state realizzate e campeggiano davanti alla piazza ‘Madonna della Luna’.
128 – SAN VINCENZO FERRERI (Vicolo)
Questo vicolo è la prima trasversale di Via San Vincenzo, provenendo dalla Via Roma, e porta al ‘Manicomio’- Fu denominato con delibera del Consiglio Comunale n. 68 del 29 novembre 1985.