Che ne sarà del Parco del Roccolo? Quali sono le prospettive gestionali per il 2018 appena cominciato? Si è parlato di questo martedì sera ad Arluno alla presenza di Alfio Colombo, presidente del Comitato di Coordinamento del Plis del Roccolo, di Igor Bonazzoli, vice sindaco assessore all’ambiente ad Arluno e degli altri esponenti del territorio. Da alcuni anni il Parco del Roccolo è stato messo a dura prova da forse troppe richieste avanzate per il suo utilizzo. “Non sempre coloro i quali erano deputati alla valutazione e decisione della sostenibilità ed autorizzabilità di dette richieste (Regione, Città Metropolitana, Organi tecnici territoriali ecc.), – ha detto Colombo – hanno compreso la nostra situazione locale e cioè un territorio agricolo invero non così vasto, compresso da un urbanizzato in suo affaccio, ultima ed unica barriera alla totale conurbazione”.
Dal mega allevamento di galline ovaiole (nulla dal sapore agreste ma un vero e proprio opificio industriale) in quel di Busto Garolfo, poi venuto meno e la più recente richiesta di recupero ambientale delle aree escavate ed escavabili in quel del c.d. ATEG11 tramite l’attivazione di una discarica: quest’ultima richiesta è al momento sospesa per incompleto adempimento della ditta (Solter) nei confronti delle prescrizioni dell’AIA rilasciata dalla competente Città Metropolitana. Giace inoltre innanzi il TAR Lombardia un novero di ricorsi (con richiesta di sospensiva) sia del Parco, che dei Comuni, della stessa Giunta Regionale ma anche di gruppi di agricoltori ed ambientalisti, i quali saranno discussi quando la predetta AIA divenisse efficace ed operante.
“Annoveriamo, con plauso, – scrive Colombo – che gli Enti sovraordinati, che in sede di istruttoria e valutazione si erano espressi per la sostenibilità della richiesta loro avanzata, ora stanno adempiendo con maggior prudenza, sinanche rivisitazione ideale di quanto precedentemente adottato: confidiamo che la Loro maggior presa di coscienza dello stato del nostro territorio, abbia a guidare valutazioni più efficaci nel vaglio delle azioni qui proponibili, beninteso senza innalzamenti manichei del no a tutto, sempre e comunque”.
Il futuro del Parco del Roccolo
L’anno 2018, che segue il momento di riconosciuta autonomia del Plis del Roccolo ai sensi della nuova legge regionale di riordino dei parchi, sarà impegnato nella ricerca della praticabilità della condivisione di obiettivi ed azioni col contermine Plis dei Mulini, sinanche fondendosi in un unico sistema di governo dei propri territori, a beneficio delle economie di scala a ciò collegate ma anche in osservanza del disposto normativo che invita appunto ad azioni di messa in rete, operativa ma anche istituzionale, dei vari strumenti di tutela presenti nel territorio (i cui fruitori popolazionali, utenziali e soprattutto eco-ambientali non sanno giustamente riconoscerne cesure e confini amministrativo-gestionali).
In quest’ottica, nel rispetto della turnazione gestionale del sistema di governo convenzionale via via assunto dai Comuni partecipanti il parco, dopo aver iniziato con Parabiago, seguito da Casorezzo e poi Arluno, nel 2° semestre dell’anno si perfezionerà il passaggio di consegna della responsabilità gestionale al Comune di Canegrate, che tra l’altro partecipa anche al Plis dei Mulini.
Certamente le necessità di governo istituzionale e le azioni di analisi di sostenibilità delle richieste di utilizzo del territorio e se del caso di loro contrasto se ambientalmente e normativamente non praticabili, non faranno venir meno la gestione ordinaria, i cui effetti sono anche quelli più percepiti e percepibili dai cittadini. Alcuni dei temi ed iniziative su cui operare sin dai prossimi mesi saranno ad esempio la riscrittura del piano ambientale del parco, oramai vecchio di quasi 2 decenni, nonché azioni di facilitazione del godimento fruitivo del parco (lotta alle microdiscariche, nuova cartellonistica, miglioramento della viabilità minore, implementazione dell’educazione ambientale a beneficio dei minori ecc.) e la messa in evidenza dei caratteri agricoli in esso presenti o potenziabili quali i prodotti locali tipici e nuove pratiche agricole a sostituzione del reddito (gli agricoltori custodi del territorio).