TURBIGO – Ho letto un titolo su un quotidiano, “Più c’è storia, più c’è qualità” e mi è venuta la voglia di inserire la ‘Storia delle Vie turbighesi’ nel sito comunale (Comune Turbigo – Guida turistica – Le Vie di Turbigo). Un regalo, a futura memoria, di un ‘turbighese d’oro’ che ha passato molto del suo tempo a cercare le radici del paese: qualcuna individuata, altre solamente viste, ma non seguite fino in fondo perché, come quelle dei bambù, si scoprono solamente quando spuntano dalla terra e si inalberano, magnificamente, con una vitalità invidiabile. Un impegno che mi ero preso con me stesso quello delle Vie e che ho voluto completare prima di andare all’altro mondo, anche perché mi ha sempre dato fastidio lavorare per niente – assomiglia molto allo ‘sprecare’ – e questa ‘storia’ raccoglie dati e notizie affastellati insieme in decenni di ricerche.
E PER NON PERDERE NIENTE aggiungo ora altre note ‘scomposte’ raccolte qua e là, la maggior parte tratte da documenti dell’Archivio di Stato di Milano:
1 – ‘Fondo Mappe piane’ c 3292 (relative al 1722);
2 – ‘Fondo Mappe piane’ c 1723 (relative al 1856);
3 – ‘Fondo Mappe arrotolate’ 2° serie c 1336 (del 1722 ridisegnate),
4 – ‘Fondo Catasto c 8675 (relativo al 1856).
Dalle carte contenute in questi fondi abbiamo scoperto la viabilità del 1856: una strada Regia (o Provinciale) per il Porto (che conduceva allo Stato Sardo) e per Castano, mentre l’altra. sempre ‘Regia’ era l’alzaia del Naviglio Grande. Al tempo, c’era un molino da grano sulla roggia molinara (oggi detto del ‘Pericolo’, recentemente rivitilizzato). Alle ‘Regie’ segue una serie di strade ‘consorziali’: delle Brughiere, del Ponte Vecchio, dell’Arbusta, alla Caterina (?), Santa Maria, Valle Bagatte (o Bagosta)
Una montagna di curiosi toponimi indicavano mappali, ne riportiamo alcuni: ronco Antongini, corte dei nobili (proprietà Riva), contrada della Bettola, contrada Fredda, Monteruzzo, cassina Corio, Ticinera, Novarigo, Castanelli, Gatta, Gaggio, Folla, cassina Zecca, Villaria, Torrazza (proprietà Riva), Somasca, Varaschino, Stallazzo, Rogheretto, Castellaccio…
I maggiori proprietari del tempo erano: Visconte Michele De Barzena, conte L. Piatti (Castellaccio, area Vecchia Dogana), Riva (azienda rurale con sito per il torchio e ghiacciaia), Bussola, Tatti, Bonomi, Tizzoni, Motta, Combi, De Cristoforis. Interessante la descrizione del mappale 103: “Casa di vlleggiatura di De Cristoforis Giuseppe di Tomaso q.m Luigi domiciliati a Milano: 14 vani al piano terra e 17 al primo piano, una ghiacciaia, un portico, una rimessa, un disimpegno. Otti vani sono utilizzati dal Controllore di Finanza. Ill 20 luglio 1958 il De Cristoforis ricorre sulla classificazione di ‘Casa di villeggiatura’, spiegando che la casa è divisa in due parti: la prima è verso strada, con un lato verso corte, serve per i coloni perché scarseggiano le abitazioni e l’esercizio di ‘bettola’ è saltuario; la seconda parte, corte in comune alla precedente e l’altro lato verso un fondo cintato (il giardino) è destinata all’abitazione del fattore e a persone addette all’amministrazione dei fondi. La parte rimanete della Casa è in uno stato rovinoso e la si utilizza per la bachicoltura”.
FOTO Il palazzo de Cristoforis cinquant’anni fa