Abbiategrasso – Si è chiuso, in un clima sereno e speranzoso per la battaglia contro la violenza sulle donne, l’appuntamento con l’enogastronomia italiana conosciuto con il nome di Abbiategusto.
Inaugurato venerdì, il tanto atteso evento è entrato subito nel cuore degli appassionati con tre appuntamenti ricchi di prodotti (e produttori) provenienti da ogni parte del paese. Tanto sentito da riuscire a posizionarsi in una scala non più soltanto “locale”, ma anche globale, riuscendo così ad acquisire un certo eco e il fascino proprio delle realtà “glocal”. Non al caso, infatti, si deve la complementare presenza di
personaggi provenienti da diverse scienze (sindaci, scrittori, gastronomi, imprenditori e medici) i quali contribuiscono a dare all’evento una dimensione sempre più omogenea e applicata, proprio come si usa fare oggi nel mondo della cucina. Infatti, quella di Abbiategusto è una visione dell’enogastronomia a 360° che, ormai da vent’anni, si preoccupa di ospitare e promuovere tutto ciò che ha a che fare con la materia in questione: cibo e bevande.
Per farlo, la tradizione vuole che la cittadina dell’Altomilanese si immerga totalmente nella festa, a cominciare dal centro, fino alla periferia. Così, in questi tre giorni, le storiche vie intorno a Piazza Castello si sono impreziosite di quel “gusto per il gusto” che, come in una camminata all’insegna della biodiversità, ha condotto tutti i partecipanti alla fiera in Via Ticino, il luogo d’incontro dei sapori. Dal padrone di casa, il gorgonzola DOP e la sua crema derivata, alle vasche di tortellini di nonna Emilia, fino al mercato del pesce dei nostri mari, fresca novità di questa edizione.
Un vero e proprio padiglione enogastronomico in cui sono state esposte le realtà culinarie appartenenti alle regioni italiane.
Ma non solo Made in Italy. La filosofia di Abbiategusto è delle più sopraffine e, come tale, non può permettersi di porre dei limiti di accesso. Quantomeno, non sulla base di criteri politico-geografici, i quali macchierebbero quell’ideale di raduno sopraccennato. Per tal motivo, la presenza dei “mousquetaires du fromage” ha fatto solo che bene ai palati e alle menti anche dei più nazionalisti.
Quanto al futuro del settore, l’evento ha riservato spazio anche ai giovani praticanti dell’Istituto Alberghiero Ballerini di Seregno che, coerentemente con l’ottica multidisciplinare, hanno cooperato insieme ad altri, giovani, studenti del Liceo Scientifico V. Bachelet per uno show cooking sponsorizzato dal noto marchio Scavolini.
Non è mancata la presenza dell’ASST Milano Ovest, la quale ha contribuito a diffondere un’informazione sana e genuina in materia alimentare. Anzi, proprio l’incontro tra medici, gastronomi e consumatori ha costituito, agli occhi di tanti, il vero fiore all’occhiello di un evento all’insegna di quel “Buono, Pulito, Giusto” tanto caro agli amanti della tradizione e della cultura “slow”. Peraltro, a proposito di quest’ultima, anche quest’anno la selezione per Abbiategusto ha dato precedenza ai presidi Slow Food quali simbolo dell’eccellenza enogastronomica. Fra questi, ha sfilato la “Robeja di Civita di Cascia” (una qualità di pisello che si pensava fosse scomparso), la “Polvere di Ippocrasso” (Vino aromatizzato secondo una tecnica medievale) e, infine, il prosciutto “Bazzone” di Barga stagionato per cinque anni.
Insomma, sembra di capire che i confini di Abbiategusto spingano esso stesso ad un palcoscenico più che locale, con il chiaro obiettivo di raggiungere, conservare e valorizzare ogni realtà, per una visione della scienza enogastronomica a 360 gradi. Poiché, si ricorda, che la cucina è incontro (e mai scontro), particolarità (e non totalità) a disposizione di tutti, senza distinzioni di genere.