Angelo Paratico è un ‘italico’ che vive da trent’anni a Hong Kong. E’ uno dei 250 milioni di ‘italici’ che sono distribuiti in tutto il mondo. Questa moltitudine di persone, che rappresenta la quarta aggregazione culturale e civile del mondo, non è cosciente della sua potenzialità, ma sarebbe ora che lo fosse. Così ha recentemente scritto Piero Bassetti, aggiungendo che è ora – nel mondo globalizzato – di far sentire la rabbia e l’orgoglio degli italiani. Angelo Paratico è di prima generazione e non ha certamente dimenticato le sue origini, tant’è che è un profondo conoscitore delle vicende italiane. Ma la maggior parte degli ‘italici’ disseminati nel mondo (di quarta-quinta generazione, ormai) hanno voluto dimenticare da dove sono venuti e cancellare quella che viene intesa come la vergogna dell’emigrazione.
Qui sotto l’intervento di Angelo Paratico sulle ‘radici’ della Grande Guerra che ha segnato tutte le famiglie italiane, nel senso che ‘tutte’ hanno avuto un morto. Non è un caso che in tutte le città, paesi e frazioni c’è un monumento ai Caduti dell’inutile strage (qui pubblichiamo quello di Fontaneto d’Agogna), monumenti sacri agli italiani, eretti con le donazioni dei cittadini.
Nei giorni scorsi è caduto l’anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia ma in pochi ricordano davvero perché noi italiani prendemmo parte alla ‘inutile strage.’ Nelle ricostruzioni storiche che appaiono sui giornali e sulle riviste s’arriva al massimo sino all’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, con l’assassinio di Francesco Ferdinando e di sua moglie, Sofia, senza andare più indietro nel tempo. Eppure quello fu solo il detonatore, la fase finale d’una lunga serie di eventi concatenati che hanno, a mio giudizio, un’origine molto precisa nella storia d’Europa e che oggi abbiamo dimenticato. Ne parleremo più avanti.
La Grande Guerra fu davvero inevitabile? Sì, lo fu; ma a causa del militarismo imperante, a causa dei trattati segreti fra le nazioni, a causa dell’azione incendiaria dei quotidiani che soffiavano sul fuoco del nazionalismo per vendere più copie. Se non fosse scoppiata nel 1914 sarebbe comunque scoppiata nel 1920 o nel 1930, con effetti ancor più letali per via dei progressi in campo bellico. L’Italia ebbe la possibilità di restarne fuori, ma si lasciò tentare dalla lusinga di facili annessioni territoriali e, mossa dai propri sentimenti d’inferiorità nei confronti delle altre potenze europee, scese la china verso il baratro. Una minoranza di attivisti – un misto di nazionalisti e di corrotti, finanziati da Francia e da Gran Bretagna – riuscirono a pervertire la volontà popolare che tendeva alla pace e trascinarono l’Italia in una guerra feroce per la quale non era preparata. E’ vero che nel 1911 l’esercito e la marina s’erano portati bene, riuscendo a sconfiggere il decadente impero ottomano, ma questo ci avevano illuso che le cocenti sconfitte di Custoza, Lissa e Adua, erano state definitivamente superate e che la dea Roma, cantata da Gabriele D’Annunzio e dai suoi epigoni, era risorta. Pareva quasi che mancasse solo un passo al compimento del Risorgimento, solo una piccola spallata.
Quale fu la causa profonda che portò alla Grande Guerra? E’ relativamente facile individuarla: fu l’annessione dell’Alsazia-Lorena da parte del cancelliere tedesco Otto von Bismarck. La guerra Franco-Prussiana del 18701 e la cocente sconfitta subita dalla Francia a Sedan mutò radicalmente una situazione che era stata mantenuta relativamente stabile per due secoli e fu allora che Bismarck decise d’annettere l’Alsazia-Lorena alla Germania: un territorio che i tedeschi consideravano loro – in quella regione parlavano tedesco pur sentendosi francesi – sin da quando Luigi XIV l’aveva annessa. Va però chiarito che quella annessione avvenne in un periodo in cui la Germania non esisteva ancora, essendo frazionata in stati e staterelli. I francesi descrissero la decisione di Bismarck come lo ‘strappare un figlio dal seno della propria madre.’ Fu un gravissimo errore commesso dal cancelliere tedesco, ma egli fu costretto a farlo spinto dal generale Helmuth Moltke e dalla cricca militarista prussiana. Sapeva che i francesi non avrebbero mai dimenticato quello sgarbo e per tale motivo, da quel momento, impostò la politica estera germanica al fine di fargli digerire il rospo e allo stesso tempo isolarli. Bismarck nel 1884 disse all’ambasciatore francese:
‘Je désire en arrive à ce que vous pardonniez Sedan comme vous avez pardonné Waterloo.’
Manca qui lo spazio per descrivere tutte le manovre tedesche, i trattati palesi e segreti, per far sì che la Francia rinunciasse alle sue terre perdute. Non funzionò. E la Francia impostò tutta la propria politica estera al fine di contrastare la Germania e riavere l’Alsazia-Lorena. I francesi firmarono trattati segreti, falsificarono lettere che poi facevano circolare, per dimostrare che i tedeschi erano inaffidabili – celebre la falsa lettera mai scritta da Bismarck per la successione al trono di Bulgaria che fece infuriare lo zar di Russia.
La Germania riuscì a ben destreggiarsi fin quando Bismarck rimase al potere, ma quando fu licenziato in malo modo, nel marzo del 1890, il suo successore Georg Leo Graf von Caprivi di Caprara di Montecuccoli – un generale di chiare origini italiane, considerato un fesso da molti storici – non capì quel concetto, e non riuscì a impedire l’alleanza della Francia con la Russia suggellata nel 1894, creando l’Entente Cordiale. Un’allenza difensiva all’inizio ma poi le cose cambiarono quando convinsero la Gran Bretagna di uscire dal suo ‘splendido isolamento’ alleandosi con loro. La Triplice Alleanza fra Germania, Austria e Italia aveva un punto debole: l’Italia. Quest’utima nazione mandava segnali di disponibilità a un cambio, non considerando definitiva la propria posizione ed era disponibile a valutare altre opzioni, indebolendo la forza dei suoi due alleati. I primi rischi di conflitto apparvero con la crisi in Marocco del 1905, provocata dalle indecisioni del cancelliere tedesco Bülov e del Kaiser. Uno dei risultati fu una più stretta alleanza fra Francia e Gran Bretagna, e un progressivo isolamento della Germania. La crisi di Agadir del 1911 espose l’enorme pericolo che correva l’Europa: uno scontro navale fra Germania e Gran Bretagna avrebbe trascinato mezzo mondo in quella guerra, per via della catena delle alleanze: quello fu uno dei primi di una serie di ‘war-scare’ globali. Seguirono poi frizioni nei Balcani, dove l’Austria era coinvolta, con la conquista nel 1913 di Kavala da parte dei bulgari e di Adrianopoli da parte dei turchi.
Il resto è storia dei nostri giorni. Ignorava queste cose il nostro primo caduto, il ventenne udinese Riccardo Giusto, che spirò a Drenchia il 24 maggio 1915 invocando il nome di sua madre. Non sapeva che stava morendo per una cantonata presa 44 anni prima del signor Bismarck.
Angelo Paratico