TURBIGO – Ieri pomeriggio (domenica 19 maggio) c’è stata la ‘Cresima’, una cerimonia molto partecipata con la quale si chiude il percorso di iniziazione dei giovani, che poi si fanno vedere poco in chiesa. Scrive don Giuseppe nella pagina di Nosate dell’Agape:
“La nascita delle Comunità Pastorali non ha rinnovato i metodi tradizionali per trasmettere la fede, neppure ha creato nuovi spazi di evangelizzazione. Oggi è ancora forte la tentazione del ripiegamento, ma è un percorso arido, si finirebbe come l’acqua stagnante in una pozza (la palcecca come si diceva in dialetto, ndr). Occorre proprio prendere ispirazione dall’acqua, diventare come l’acqua sorgiva che si rinnova continuamente e corre limpida e libera verso spazi sempre nuovi portando in tutti gioia e vita”.
Che poi i giovani, dopo la Cresima, si facciano vedere poco in chiesa è un atteggiamento tradizionale. Ricordo quand’ero ragazzo la ‘fatica’ a recarmi alla messa domenicale e neanche all’Oratorio andavo volentieri. Preferivo andare al cinema alla domenica pomeriggio e masticare gommoni e stringhe. Quelli della mia generazione ricordano ancora il cinema Orfeo, chiuso negli anni Ottanta, dopo qualche tentativo di tenerlo in vita con cineforum e spettacoli diversi. Ma contro i tempi che mutano non si può andare… Ricordo che si acquistava il biglietto alla cassa, dopo aver attraversato le porte a vetri, e due erano le possibilità: galleria o platea. Seguiva il controllo del biglietto di ingresso, quello che oggi si chiama ‘obliterazione’, ovvero la divisione in due parti. Poi si entrava accolti dal mitico leone della Metro Goldwyn Mayer, la casa di produzione statunitense che si incontra ancora oggi in qualche vecchio film trasmesso dalla tv. Fu in tale ‘antro oscuro’ che toccai le prime mani fredde delle ragazzine, alcune delle quali non si ritraevano…
FOTO Il cinema Orfeo in una foto degli anni Ottanta