E’ indubbio che ormai siamo tutti, o quasi, tecnologici, possediamo almeno uno smarphone che si è trasformato nell’estenzione della nostra mano e trascorriamo molto del tempo giornaliero sui social. Quest’ abitudine di molti Italiani, non di tutti, sta modificando anche la comunicazione delle notizie istituzionali, e questo ci preoccupa un pochino. Da sempre le comunicazioni ufficiali dei Comuni erano affidate a riunioni pubbliche con la cittadinanza, consigli comunali o altro, e alla stampa o alle televisioni. Ora non è più così: prima ancora delle comunicazioni ufficiali dell’amministrazione, le notizie vengono postate sui social, facebook o twitter, nei gruppi locali di riferimento e, giocoforza se si utilizza tale modalità, scatenano estenuanti discussioni tra i componenti dei gruppi locali e, addirittura, gli amministratori del Comune.
Questo modo di rendere partecipi i cittadini della gestione della cosa pubblica, non tiene conto di quei cittadini/cittadine che non sono iscritti ai gruppi o non frequentano i social, che sono più di quanto si immagini. L’ informazione di notizie che riguardano la cittadinanza via web può essere ammessa se avviene sul sito ufficiale di un Comune, dove la comunicazione è istituzionale e non ammette repliche dirette, ma l’utilizzo di facebook e di twitter svilisce il messaggio e ne diminuisce l’importanza. Oltre al fatto che i gruppi locali (ndr: sei di Magenta se… ,etc…) sono nati per fare coesione tra i residenti e trasmettere informazioni su eventi ludico-sportivo-culturali del territorio o per dare informazioni pratiche e commerciali. Inoltre, purtroppo, sui social il tasso di aggressività verbale è in costante aumento, l’hate speech sta diventando un’ abitudine di molti/e, per cui spesso si assiste a indecorosi botta e risposta tra cittadini e/o amministratori pubblici su questioni che andrebbero discusse con calma in sedi istituzionali o personalmente, negli uffici di competenza.
Il Bar Sport di esilarante memoria è stato sostituito da facebook, ma, leggendo certi post, vien da pensare che gli avventori/ci siano sempre gli stessi.