L’occasione, portare a spasso Black. Mentre andavo a Magenta venendo da Mesero, ho deciso di passare, per prendere la tangenziale in via De Mattei, dove c’è la Sogedim per capire meglio. Vedo la cascina abbandonata della Malastalla, penso: “c’è molta campagna, va bene per far correre Black, intanto faccio un’ispezione, per vedere lo stato in cui si trova la cascina“.
Appena sceso dall’auto vedo una piccola cappella, bianca, nel verde, spicca molto. Mi avvicino e noto la cura che c’è in quel posto, sperduto, quasi nascosto. Noto dei cartelli che raccontano la storia della cappella, ve li propongo integralmente:
GISIO’ DA A MARASTALA (Chiesetta della cascina Malastala)
Antico Lazzaretto, dove venivano portati gli ammalati di peste (peste del 1630 illustrata dal Manzoni nei promessi sposi).
La storia tramandata, dice, che un signore della zona, costruì questo piccolo lazzaretto. per dare ricovero, alle sue tre figlie colpite dalla peste, che vennero allontanate dalla comunità per non propagare il contagio. Alla morte delle tre sorelle, sepolte nei pressi, il lazzaretto divenne luogo di fede e pellegrinaggio per gli abitanti di Mesero, Marcallo, Boffalora e Bernate.
Tramandando la storia fino ai nostri giorni, risulta che era molto frequentato, specialmente durante il periodo delle due guerre mondiali, dove mamme, mogli e figli dei soldato combattenti al fronte pregavano la Madonna del Gisio’ per il ritorno sani e salvi dei propri cari.
Significativo il racconto di alcuni anziani di Mesero e Casate, che si recavano, e si recano tutt’ora ad accendere i lumini, che pregavano per i loro cari al fronte, e hanno avuto la grazia del loro ritorno.
Interessante il volumetto di ricerca fatto dagli alunni delle scuole di Mesero dove vengono riortate le testimonianze degli anziani.
CENNI STORICI
La costruzione che vediamo adesso non è più quella originale, che si trovava spostata verso ovest, dove adesso passa la rampa autostradale che porta alla Malpensa. La società costruttrice voleva interrare sotto la rampa il Gisio’, ma dietro la pressione dei fedeli e della giunta comunale, si è voluto preservare un pezzo di storia della nostra zona. Nell’anno 2005 venne ricostruito con le stesse volumetrie dove si trova tutt’ora.
In seguito col lavoro di alcuni volontari (Fiore e Anna Colombo, in particolar modo) si è incominciato a pulire e togliere erbacce, sterpaglie, fare l’acciottolato, muretti, piantando piante, fiori e mettendo le panchine.
La Croce che si trova sulla chiesetta è una croce del 1700 circa, che si trovava dentro la Cascina Moroni, dove durante i riti della processione si faceva la benedizione dei campi.
ALCUNI DATI
La colonna che regge la croce, a destra della chiesetta è una colonna che si trovava sul sgrato davanti al santuario della Madonna di Mesero, poi risistemato.
Il supporto della croce, faceva parte del castello campanario, poi sostituito, del campanile del Santuario di Santa Gianna.
Mentre la croce è opera contemporanea di un fabbro di Mesero, come la lunetta circolare sul cancelletto originale.
Il dipinto all’interno, dell’estate del 2008 è opera della pittrice Rosy Pastori, reso possibile con la collaborazione del Parroco e dell’amministrazione comunale.
Nella stessa estate la chiesetta è stata consacrata dal Parroco di Mesero. Tutti gli oggetti che si trovavano nella chiesetta, prma che venisse dipinto l’interno, sono stati ritirati dal Parroco di Mesero.
Alcune informazioni sono tratte dal libro “Mesero appunti storici” di Valeriano Castiglioni.
Questa in pratica è la storia di un antico lazzarretto, sopravvissuto fino a noi grazie a molte coincidenze e molti volontari. L’ho trovato un ottimo posto per sedersi a riflettere.
Grazie a tutti coloro che ancora oggi in tutti i modi lo proteggono, un pezzo di storia da preservare!