Published Dicembre 8, 2019 by Angelo Paratico – “Le sardine” hanno adottato “Bella Ciao“ come inno. Secondo loro non è una canzone comunista o di sinistra, ma un inno ai valori della democrazia, tolleranza, uguaglianza, libertà contro il populismo, il razzismo, l’ignoranza e la politica degli slogan. Innegabile però che fu usata dai comunisti negli anni ’60 e spacciata come canto partigiano…a proposito di ignoranza, politica degli slogan, populismo, intolleranza e via dicendo.Esaminiamo il testo:
Una mattina mi son svegliato / o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao / una mattina mi son svegliato ed ho trovato l’invasor. O partigiano portami via / o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao / o partigiano portami via che mi sento di morir./ E se io muoio da partigiano /o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao / e se io muoio da partigiano / tu mi devi seppellir. E seppellire la su in montagna / o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao / e seppellire la su in montagna sotto l’ombra di un bel fior. Tutte le genti che passeranno / o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao / e le genti che passeranno mi diranno che bel fior. / E questo è il fiore del partigiano / o bella ciao bella ciao bella ciao, ciao, ciao / e questo è il fiore del partigiano morto per la libertà.
Volendo girare il tavolo e criticare i critici, potremmo far notare il profondo sessismo maschilista del canto. Infatti, anche le donne fecero la Resistenza, dunque cantarono “Bello Ciao” e non “Bella Ciao” al proprio fidanzato. Inoltre vi furono partigiani che morirono accoppati da altri partigiani, non “dall’invasor”, come il fratello di Pier Paolo Pasolini o la serie di uccisioni fra partigiani sul Lago di Como, determinate dal ritrovamento di una parte del tesoro della colonna Mussolini in ritirata.
Come fa notare lo storico Luigi Morrone su “La Nostra Storia”, il blog di storia del Corriere della Sera, fu Giampaolo Pansa che scrisse: «Bella ciao è una canzone che non è mai stata dei partigiani, come molti credono, però è molto popolare». E Giorgio Bocca precisò che: «”Bella ciao” … canzone della Resistenza e “Giovinezza” … canzone del ventennio fascista … Né l’una né l’altra nate dai partigiani o dai fascisti, l’una presa in prestito da un canto dalmata, l’altra dalla goliardia toscana e negli anni diventate gli inni ufficiali o di fatto dell’Italia antifascista e di quella del regime mussoliniano … Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella Ciao, questa è stata un’invenzione del Festival di Spoleto».
L’unica certezza che abbiamo della musica è una traccia di una melodia del 1919, in un 78 giri del fisarmonicista tzigano Mishka Ziganoff, intitolato “Klezmer-Yiddish swing music”. Il Kezmer è un genere musicale Yiddish in cui confluiscono vari elementi, tra cui la musica popolare slava. Perciò l’ipotesi più probabile sull’origine della melodia sta proprio in quella della canzone popolare dalmata, come giustamente pensava Bocca.
La prima presentazione di “Bella Ciao” è del 1953, sulla Rivista “La Lapa” a cura di Alberto Mario Cirese. Si dovrà aspettare il 1955 perché il canto venga inserito in una raccolta intitolata: “Canzoni partigiane e democratiche” a cura della commissione giovanile del PSI. Verrà poi inserita dall’Unità il 25 aprile 1957 in una breve raccolta di canti partigiani e ripresa lo stesso anno da “Canti della Libertà” supplemento al volumetto Patria Indifferente, distribuito ai partecipanti al primo raduno nazionale dei partigiani di Roma. Sul piano documentale, non esiste traccia di Bella Ciao prima del 1953.
FOTO: “Il Tempo svela la Verità”, Sebastiano Ricci