BUSTO ARSIZIO – Un libro interessante quello scritto da Alessandra Rabolini e Ernesto Speroni (al quale ha collaborato anche la turbighese Stefania Paccagnella) dal titolo ‘Internati militari italiani di Busto Arsizio nei lager nazisti’.
Insegnanti nella città che si sta avvicinando vertiginosamente ai 100 mila abitanti, gli autori hanno voluto omaggiare la memoria di quei militari che, dopo l’8 settembre, decisero di non combattere a fianco della dittatura nazifascista, per cui furono ‘internati’ nei campi di prigionia, puntualmente descritti nel libro (dai tanti Stalag a Flossenburg, il peggiore di tutti!) e costretti a lavorare per i tedeschi come ‘militari lavoratori internati’.
L’idea è nata da un plico d schede dell’Associazione Combattenti e Reduci, dal quale gli autori son riusciti di estrapolare molte vite, oltre al contesto storico in cui sono state vissute.
Emozionante il racconto di Federico Surano che inizia con la cattura e la deportazione, il passaggio nei diversi campi di prigionia (Stalag XI A, Dessau), la vita in baracca e nel Lazzaretto (“Quanti morti…quando ci accorgevamo che uno se n’era andato non ne denunciavamo subito la morte per poter approfittare della sua razione di zuppa e pane…”) e, infine, la liberazione l’8 giugno giugno 1945 e il ritorno: “Si marciava di giorno e di notte, si dormiva sul ciglio della strada. Dresda completamente distrutta… Arrivammo a Spremberg in un campo di raccolta. Ricordo la mia emozione quando appena accesa la radio sentii ’Qui radio Busto Arsizio…’ e parlava il prefetto di Varese, l’avvocato Carlo Tosi…”