MALVAGLIO di ROBECCHETTO CON INDUNO – Alla cerimonia del cambio di guarda alla guida della Confindustria Alto Milanese di martedì 30 giugno, che ha visto il presidente uscente Gian Angelo Mainini da Inveruno lasciare lo scranno a Giuseppe Scarpa (titolare della Scarpa&Colombo di Legnano e della Freccia International di San Vittore Olona) per il quadriennio 2015-2019, è seguita quella della firma della convenzione con la Regione Lombardia, ente che finanzierà con un milione di euro la nuova fognatura industriale (tratto sud-ovest) che raccoglierà i reflui di alcune aziende del territorio (tra cui la conceria Gaiera), salvaguardando così l’occupazione di 855 lavoratori (nella foto la firma con il governatore Roberto Maroni e il sindaco Maria Angela Misci) del distretto tessile-conciario del paese. E’ stata l’occasione per tastare il polso all’economia del territorio e l’augurio di ‘Buon lavoro’ del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, apprezzato dagli astanti, ha chiuso l’assemblea annuale di Confindustria Alto Milanese che conta 500 aderenti, buona parte dei quali erano presenti all’insediamento del nuovo presidente.
Poi la parola è passata ai titolari della Candiani Denim (Gianluigi e Alberto Candiani) che hanno ospitato la manifestazione con una coreografia eccezionale, dove i posti a sedere erano costituiti da balle di cotone, mentre il palco delle autorità era costellato da undici rotoloni di tessuto denim, ognuno dei quali aveva una precisa destinazione nel mondo, della quale diremo più avanti.
GIANLUIGI CANDIANI ha tratteggiato velocemente la storia dell’azienda iniziata a Bienate nel 1938 dove il nonno LUIGI produceva il tessuto ‘Massaua’, con i quale si confezionavano le tute da lavoro. Nei primi Anni Settanta cominciarono ad apparire sul mercato europeo i primi jeans, ma non c’era a disposizione la tecnologia che era esclusivamente americana. All’inizio si era prodotto un ‘denim’ artefatto, inserendo un filo bianco nell’ordito del massaua e fu solamente nel 1962 che nella fabbrica di Robecchetto iniziò la produzione del Denim vero e proprio. Gli impianti, nel tempo, sono stati rinnovati più volte con il radicale cambio di tecnologia (filati ring). Una vera e propria innovazione – quella del denim elasticizzato – è stata attribuita dal figlio Alberto al padre Gianluigi, proprio perché fece fare un gran balzo in avanti alla fabbrica robecchettese.
ALBERTO CANDIANI ha esordito con un filmato in inglese sottolineando con alcuni termini le linee direttive attuali seguite dalla Candiani Denim: innanzitutto il ‘glocal’, pensiero globale e azione locale, nel senso che il successo dell’azienda ha come capisaldi i lavoratori, ma anche il territorio dove sono insediati gli stabilimenti. Difatti, nel video mostrato, protagonisti non sono solamente le macchine, i grandi telai, ma le persone che sorridono e il territorio del parco del Ticino. E’ in questo frangente che, nella sala, viene chiamato a voce alta Roberto Grimi, già direttore tecnico, che ha lavorato con i quattro titolari che si sono succeduti alla guida della Candiani Denim: Luigi, Primo, Gianluigi e Alberto. Le transizioni generazionali – ha concluso Alberto – sono sempre state animate da un confronto attivo, anche se bisogna aggiungere che i successi del passato non ci hanno dato le chiavi per superare le difficoltà che ogni tempo prospetta.
DOVE ANDRANNO GLI UNDICI ROTOLONI DI DENIM? L’Alberto elenca velocemente le destinazioni: quattro rotoli negli Usa, un altro in Messico, un altro in Sud America. Altri andranno nell’Euromed (paesi del Mediterraneo, comprendente anche il Nord Africa), un rotolone andrà in Turchia, un altro in Asia per essere confezionato. Un solo rotolo rimarrà in Italia per dire che l’azienda sta in piedi con le esportazioni e quindi in questa ‘divisione dei rotoloni’ c’è anche la ragione per cui nel video si parla inglese e nel logo c’è Milano e non Robecchetto e Malvaglio. Alberto Candiani ha terminato il suo intervento sottolineando come il jeans confezionato con il denim sia il capo più democratico del pianeta terra, ma per vincere la sfida e produrlo dal cotone bisogna competere e battagliare con il mondo intero. E vincere.