La più antica carta manoscritta della pieve di Dairago – che qui pubblichiamo – rappresenta il nostro territorio di cinquecento anni fa (1568, precisamente), La compilò il Visitatore che solcò il nostro territorio prima di San Carlo, per aprire la strada all’alto prelato intento a ‘ispezionare’ le singole parrocchie. Avrebbe trovato un ‘disastro’, precisamente documentato, del genere di quello che qui sotto pubblichiamo:
“Don Camarino appartiene a quel clero novarese lassista e ignavo che il Bescapè (vescovo dal 1593 al 1615) bolla a fuoco nei suoi scritti, con la denuncia di riti più pagani che cristiani, di curati non residenti, dediti a godersi laidamente le pingue rendite; di preti rossi, ignoranti, di non buoni costumi, poco atti alla vira ecclesiastica, trascurati nelle celebrazioni, che predicano in dialetto, incuranti della manutenzione delle chiese”.
1568 – LA PIÙ’ ANTICA CARTA MANOSCRITTA DELLA PIEVE DI DAIRAGO. L’orientamento della carta è con l’Est in alto, una consuetudine tipica delle carte geografiche medievali (poi sarà soppiantato dal Nord). Le distanze sono indicate in maniera grossolana (miglia, pari a circa 1785 metri), ma precisa è l’indicazione della scala gerarchica, con la chiesa plebana sormontata da una croce doppia di Lorena ed indicata da una manina, mentre le chiese parrocchiali sono segnalate con una semplice croce.
Il Navilio circonscrive metà della carta e viene scavalcato da alcuni ponti in legno tuttora presenti: il ponte di casteno, il ponte di turbigo, il ponte de la paragnana ed il ponte di cugiono. Oltre a questi è segnato anche il ponte di induno che non fu più ricostruito in pietra come gli altri: 1575, Castelletto di Cuggiono (restaurato nuovamente nei mesi scorsi); 1595, Padregnana; 1605, Turbigo; 1766, Castano.