CASTANO PRIMO. Il toponimo è antico. Probabilmente seicentesco, risalente al tempo dello scavo del Naviglio Langosco. Sì, perché proprio lì, davanti alla ‘Casa delle Barche’ si intrecciano il Naviglio Langosco (1660), il Canale in Regresso (1950), il Canale Marinone (1901) e – poco più in là – c’è il fiume Ticino che, storicamente, si presentava dove oggi ci sono questi canali scavati dall’uomo. Infatti, ai bordi della ‘Casa delle barche’ sono murate alcune lapidi (una porta la data del 4 ottobre 1868, le altre sono illeggibili) che documentano le piene del Ticino che si sono succedute nei secoli.
Costruita a sua immagine e somiglianza dal Sandrun nel secondo dopoguerra, è stata venduta qualche anno fa e attualmente è chiusa e sbarrata. Seimila metri quadri di terreno, oltre ai seicento calpestabili. Un patrimonio innanzitutto di bellezza che Roberto Cogliati non era più in grado di gestire da solo. La perdita del fratello prima, e della madre poi, non gli avevano più consentito di gestire il ristorante da solo dove si pasteggiava con polenta e conghiale. Qualche anno fa, prima che la vendesse, Roberto aveva ‘riscoperto’ l’antica ‘Casa della Barche’, creando un darsena autorizzata dalla quale era possibile salire in barca e navigare lungo il corso del Ticino. Adesso è chiusa e il cancello bloccato da un grande lucchetto.
ALESSANDRO COGLIATI (‘Al Sandrun’) era nato a Bernate Ticino il 2 agosto 1925. Aveva sposato Maria Colombo andando ad abitare, per un certo tempo, vicino alla ‘Bellaria’ (allora in territorio di Castano). Due figli, Guadenzio (1950) e Roberto (1961). Il suo lavoro era quello di cavatore di sassi bianchi dal Ticino per venderli, guidando magistralmente le barche a fondo piatto, ma metteva anche reti anche nella riserva del ‘Comerio’, autorizzato ad usare il ‘pesce pescato’ nella sua attività culinaria. Per far ciò nel terreno di proprietà alla ‘Casa delle Barche’, aveva installato una baracca e cominciato a cucinare il pescato per gli amici. Poi il salto di qualità. Nel 1960, costruisce ‘La Solitaria’ :”i dipendenti della ‘Torno’ di Castano (la ditta che aveva costruito la diga di Kariba sullo Zambesi) venivano a fare il banchetto annuale”, ci disse tempo fa il Roberto. A pasteggiare con Giovannino Guareschi veniva anche don Giuseppe Saibene, parroco di Nosate, che ispirava il grande scrittore-autore di don Camillo e Peppone.
IL NAVIGLIO LANGOSCO. La sua esecuzione ebbe inizio per concessione del 29 maggio 1613 di Filippo III, Re di Spagna, cui spettava anche la sovranità sul Ducato di Milano, che allora comprendeva anche il Novarese e la Lomellina. La bolla reale concedeva al conte Guido Langosco il diritto perpetuo di estrarre dal fiume Ticino una portata di circa 5 metri cubi al secondo mediante ‘Naviglio’ avente il suo inizio a Cameri. Oltre mezzo secolo durò il tempo di esecuzione dei lavori e le piene del fiume spostarono la presa da ‘Panosa’ a ‘Scaramuzza’, alla ‘Zaboina’. Inoltre, prima della piena del 1951 (dopo la quale il fiume prese un altro corso, andando verso la sponda di Cameri), il Ticino e il Marinone si intrecciavano proprio davanti alla ‘Casa delle Barche’.
IL CANALE IN ‘REGRESSO’ E IL ‘MARINONE’. Con il rifacimento della centrale idroelettrica ‘Guglielmo Castelli’ di Turbigo, appena dopo la fine della seconda guerra mondiale, fu progettato il ‘Canale in Regresso’ che doveva portare la portata di 30 metri cubi al secondo – in uscita dalla centrale – alla lanca che fa da carico al Naviglio Langosco, per far funzionare la centrale idroelettrica allora Rossari & Varzi, poi Standard Tela (recentemente ripotenziata).
Il Canale Marinone, invece, è diventato famoso perché, in tempi diversi, lì sono finiti i reflui del depuratore di Sant’Antonino, con quella puzza tremenda che ha rovinato alcune estati agli amatori del sito. Fu realizzato all’inizio del Novecento, quando fu scavato il ‘Canale Industriale’ al fine di realizzare la centrale idroelettrica di Turbigo. Il suo tracciato inizia alla ‘Castellana’ e finisce proprio lì, davanti alla ‘Casa delle Barche’.