Quale sarà la missione impossibile dei prossimi mesi? Far capire ai magentini e, a questo punto ai residenti dell’Italia intera, che La Nuova Italia non è un partito confessionale. Il servizio andato in onda su Rete 4 ci lascia un po’ perplessi, diciamoci la verità. Perché si vede lontano un miglio che l’obiettivo era l’esatto contrario. Basta guardare il video che abbiamo montato e confrontarlo con quello di Rete 4. Ma lo sospettavamo che sarebbe andata così.
Mario Giordano, del resto, è un bravissimo giornalista e sa dove andare a parare. Del resto non si parlava soltanto di Magenta in quel servizio. Magari fosse stato così. Avremmo visto un servizio un po’ tagliato, ma tutto sommato bello. Un servizio nel quale si definiva ‘bazar’ la sede de La Nuova Italia, quando in realtà era stato sottolineato che era la sede di CAM in via Pretorio. In realtà è il contesto in cui è stato inserito a lasciarci dubbiosi.
Si parla di Matteo Renzi che va dallo sceicco saudita Mohammad bin Salman vantandolo che “L’Arabia sarà il luogo di un nuovo Rinascimento”, all’autointervista ironizzata da Giordano di Renzi allo stesso Renzi sulle sue autogiustificazioni. Ma inevitabilmente si parla anche dell’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi.
E subito dopo cosa arriva? Ecco che Mario Giordano lancia il servizio realizzato da Marco Gaiazzi sabato: “E adesso vediamo cosa succede a Magenta”. In sostanza ci pare che confrontare l’Arabia Saudita a Magenta sia un pochino azzardato. Confrontare lo sceicco Bin Salman a Munib Ashfaq e a Francesco Maria Bienati sia un tantino esagerato (anche dal punto di vista puramente economico). Ma, soprattutto, ci pare che l’obiettivo fosse quello di alzare la pressione del telespettatore. Che, dopo essere stato bombardato sui diritti negati in Arabia Saudita e sull’assassinio di un giornalista scomodo, arrivi a inorridire anche per quel che sta succedendo nei nostri paesi, uno su tutti Magenta.
Lo stesso Mario Giordano, in quel contesto ha definito Magenta “una nota di colore”.