Come abbiamo visto, i ritrovamenti archeologici avvenuti e malamente documentati, ci permettono di dire che la riva sinistra del Ticino fu abitata sin dall’epoca più antica (5000 anni fa):
GALIZIA (in territorio di Castelletto di Cuggiono). Quello che oggi è un Agriturismo dove resiste ancora un Ninfeo fu probabilmente un villaggio terramaricolo (1500 a.C.), quindi la presenza persistente più antica del nostro territorio;
CASCINA PARADISO (in territorio di Robecchetto con Induno) è stata documentata una necropoli del ‘Bronzo Finale’ (1200-900 a.C.);
INDUNO fu certamente un villaggio celtico: lo documenta il toponimo e i ritrovamenti avvenuti. In tempi più recenti, oltre alla tomba della principessa e le lapidi dei marchesi Bossi, si parla di un tunnel scavato verso la Galizia;
CASTELLAZZO (in territorio di Robecchetto con Induno) fu certamente un villaggio fortificato d’epoca celtica, poi romana (sesterzi), documentato dai ritrovamenti avvenuti (tombe) che continuano ad affiorare nel ‘pianoro’ appartenente alla Curia milanese;
SAN VITTORE. L’area cimiteriale con la chiesa di S. Vittore potrebbe aver ospitato un tempio romano ipotizzato dall’architetto Angelo Vittorio Mira Bonomi che ha progettato la parte antistante l’attuale camposanto, avendo rilevato nell’occasione degli scavi alcuni muri sottostanti al piano di campagna. Un capitello corinzio, attualmente conservato in Comune, fu rinvenuto nell’area, ma anche diversi fittili – che erano stati sistemati in due casse – sarebbero poi andati poi dispersi. Nell’area è stato avviato uno studio da parte della cattedra di Archeologia dell’università Cattolica (2021).
Quanto scritto è la sintesi che fece l’architetto Giampaolo Cisotto al tempo in cui chi scrive con Luisa Vignati eravamo intenti a scrivere la storia di questa fetta di territorio della quale si era inteso lo spessore storico inesplorato.
In più, nel territorio in questione sono presenti alcune strade di epoca romana insieme ad altre (Traversagna e Traversagnetta) toponimi che rimandano alla centuriazione del territorio riscoperta nel disegno che pubblichiamo elaborato sempre dall’architetto Cisotto.
TRAVERSAGNETTA (Buscate-S. Vittore-Ticino). Di origine romana (ricalca una delle linee della centuriazione) si snoda da Est a Ovest partendo dalla chiesa buscatese di Santa Maria. Attraversa una parte del territorio castanese (è parallela alla recente S.P. 34d), passa dietro al cimitero di Robecchetto e penetra nella Cascina Rossa (necropoli). Quest’ultima è sprofondata nel bosco di querce e pruni, dove si innalzano alti pini silvestri, è detta anche cascina del ‘Ronco’. Attraversata longitudinalmente dalla Traversagnetta che in questo tratto delimita il territorio di Robecchetto da quello di Malvaglio, la strada scende dalla costa e si dirige in linea retta verso l’antico ponte medievale (1274) sul Ticino. Da lì la prosegue, sempre in linea retta, nel territorio piemontese raggiungendo la piazza di Galliate. Alla chiesetta buscatese di Santa Maria la strada giungeva da Inveruno, incrociando una propaggine della Mediolanum-Novaria.
TRAVERSAGNA (Legnano-Castano-Ticino). E’ una strada antica che collegava l’Olona con il Ticino. A Legnano si connetteva con la strada romana Mediolanum-Verbanum (l’attuale Sempione). Proveniente da Bienate dove si chiamava ‘strada Mornera’, in quanto percorsa da coloro che scendevano nella valle del Ticino a macinare il grano quando l’Olona era in secca, la strada si dirigeva al centro di Castano passando per Via Tintoretto, piazza Garibaldi, corso Martiri Patrioti. Da lì poi proseguiva verso il Ticino lungo quella che oggi si chiama ‘Strada della Valle’.
All’ingresso di Legnano nel 1925 fu scoperta una necropoli in Via Novara comprendente circa duecento tombe a cremazione, con cronologia prevalente attorno al I sec. d. C., corrispondente come datazione al rilevamento che una squadra di archeologi – dal 18 dicembre 1998 al 18 aprile 1999 – fece in Via Varese a Inveruno. Le due necropoli, con i loro corredi tombali, documentano insediamenti abitativi importanti, della stessa cultura, che si collocavano sulla strada che dal Ticino conduceva all’Olona.
COMO-CASTELSEPRIO-GALLARATE-NOVARA. Si tratta di una strada di origine celtica documentata dalle corrispondenze della civiltà di Golasecca con quella Comasca. Due poli di uno sviluppo simile (le stesse tombe dei ‘Guerrieri’) per cui si può dire con relativa certezza che si tratta di una via di comunicazione tra i paesi dei Laghi e il Nord Europa. Ancora oggi la Strada Statale 341 ‘Gallaratese’ ricalca alcuni tratti dell’antico tracciato della Comum-Novaria sulla quale non transitarono solamente merci e viaggiatori, ma anche una parte dell’isoglossa dialettale.
Nel nostro territorio la strada proveniente da Gallarate passava per Lonate e Sant’Antonino e, nel territorio di Castano, coincide con via Lonate, corso Roma, corso San Rocco e, probabilmente, con via Piave e via Trieste, proseguendo fino a incrociare la Traversagnetta che si trova a Sud del supermercato ‘Gigante’. L’influsso Comasco nel Castanese è testimoniato anche dal fatto che l’antica chiesa parrocchiale – che sorgeva all’inizio di corso Roma a Castano – era dedicata a San Fedele, un Santo martirizzato assai venerato nella città di Como.
Attraversava il Ticino su uno dei tanti ponti in legno che furono costruiti e distrutti nei secoli. E’ documentato come, ancora nel XII secolo, la comunità di Velate, nel Varesotto, fosse impegnata a pagare un contributo per la manutenzione del ponte sul Ticino al passo di Turbigo-Galliate. Recentemente è stato individuato un palificato nell’alveo del Ticino – poco a valle dell’attuale ponte di ferro – che, datato con il Carbonio 14, ha indicato la data del XIII secolo. Si tratta di un ponte costruito dai Milanesi al tempo della Signoria dei Torriani, citato dal Corio nella sua ‘Storia di Milano’, che conferma quanto stiamo scrivendo.
STRADA DELLA VALLE DELL’ARNO. Padre Virginio Martinoni riteneva che la strada dell’Arno fosse la più antica del territorio, in quanto percorreva la riva di quello che fu un affluente del Ticino. Per i ritrovamenti archeologici avvenuti si può ipotizzare che partisse dal Ponte di Castano-ex Cava Seratoni e si congiungesse con la strada proveniente da Nosate, proseguiva costeggiando il confine tra Castano e Nosate e poi, piegando verso Nord-Est, sopra la cascina Cornarina, raggiungesse Lonate per proseguire verso Cardano, Gallarate e Besnate. Un fil rouge che unisce tutte queste località (compreso Castano) sono i reperti rinvenuti del Neolitico, delle Età del Bronzo e del Ferro. Storicamente l’Arno passava nei pressi della cascina Malpaga (non è un caso che abbiano impiantato recentemente una cava!) e arrivava al Ticino attraverso l’asse longitudinale che attraversa Turbigo (Via XXV Aprile, Via Roma). Lo documenta la piena avvenuta nel 1836 durante la quale le acque dell’Arno arrivarono per l’ultima volta al Ticino.
STRADA MERCATORIA. Come la precedente è di origine preistorica e collegava i paesi dei laghi a Pavia percorrendo la riva sinistra del Ticino. Simmetricamente al fiume, ma in sponda piemontese, c’è un’altra strada con le stesse caratteristiche. Era così chiamata perché percorsa dai mercanti, gli unici ad avere interesse a muoversi da Nord a Sud. Probabilmente ricalcava il tracciato di quello che sarebbe diventato il Naviglio Grande e toccava, ancora nell’età longobarda, una serie di chiesette. Passava sicuramente per Ferno (Santa Maria), per Nosate ai bordi del ciglione (Santa Maria in Binda), Ponte di Castano (S. Pietro), Padregnano (S. Nicolao), Castelletto di Cuggiono (Galizia), Rubone (Santa Maria) e via dicendo.
NB. Queste note provengono in parte dalla conferenza tenutasi in Villa Rusconi il 16 gennaio 2004 nella quale parlarono chi scrive, allora direttore della rivista di storia locale ‘Contrade Nostre’, insieme all’avvocato Luisa Vignati