ARCONATE – Tutte assolte con formula piena. E’ stata questa la decisione del Tribunale di Busto Arsizio, resa nota questa mattina al termine del processo iniziato tre anni fa a seguito di un incidente mortale di un residente del Progetto Diamante di Fondazione Mantovani, ad Arconate, avvenuta nel 2015.
Dopo quel tragico fatto, la Procura decise infatti il rinvio a giudizio, con l’accusa di omicidio colposo, della coordinatrice Gabriella Calloni insieme alle tre operatrici in servizio in quel giorno.
Oggi la parola fine: il Giudice dr.ssa Ferrazzi del Tribunale di Busto Arsizio ha assolto con formula piena tutte le imputate, a partire dalla coordinatrice Calloni -difesa dagli avvocati Poretti e Passalacqua- per “non aver commesso il fatto”.
“L’assoluzione con formula piena -commentano i due legali- dimostra quello che da sempre siamo andati sostenendo: ossia che si trattò, purtroppo, di una tragica fatalità. Fin dall’inizio, infatti -proseguono gli avvocati- dichiarammo che avremmo atteso con fiducia i giusti controlli e le dovute verifiche da parte della Magistratura. Oggi ci troviamo qui a ribadire attraverso la sentenza di un Tribunale della Repubblica Italiana che in quel drammatico giorno, non fu compiuto alcun errore, nè ci fu alcuna distrazione, da parte degli operatori”.
“Siamo lieti della decisione odierna che conferma la bontà e la qualità del servizio da sempre erogato, anche in contesti delicati e caratterizzati da situazioni di particolare fragilità come quello da noi offerto ad Arconate. Desidero per questo –dichiara il Presidente di Fondazione Mantovani Paolo Grazioli- rinnovare soprattutto oggi la mia gratitudine e riconoscenza alla Coordinatrice e ai suoi collaboratori che hanno proseguito con la consueta dedizione e professionalità il loro lavoro in questi anni, nonostante la preoccupazione di un procedimento certamente complesso e difficile. Peraltro neanche la famiglia della persona deceduta aveva ritenuto di costituirsi parte civile, a conferma della serietà e collaborazione da sempre instaurata e perseguita”.
“Resta certamente la sofferenza per la perdita di un nostro ospite, il cui ricordo rimane sempre vivo in noi. Possiamo dunque ritornare –conclude il Presidente- a quello stile di sobrietà che fin dall’inizio abbiamo voluto onorare, nel ricordo affettuoso del nostro amico e nel rispetto del dolore della sua famiglia”.