Dagli atti notarili i Piatti risultano presenti sul territorio turbighese sin dal Quattrocento. Ricchi mercanti di lana sottile, divenuti nobili all’inizio del Seicento per intercessione del cardinal Flaminio Piatti, investirono i loro proventi nell’acquisto di terre nel Castanese. Il palazzo prospiciente all’attuale Via Roma (Via un tempo denominata ‘del Porto’, poi divenne la Provinciale), probabilmente, fu costruito nel Cinquecento da Martino Piatti che fece la famosa dedica al fratello sul Camino della Fenice. Flavia De Vitt che ha consultato venditiones ad libellum, relative alla signoria Della Torre a Turbigo che sanciscono il passaggio di numerose proprietà – terre, edifici, diritti – nelle mani di Napoleone della Torre prima, di suo figlio Corrado poi (in un arco di tempo che va dal 1272 al 1306) non registrano proprietà Piatti, ma quelle degli Oldani, Corio, Arconati, Lampugnani, Della Croce, Litta. Quindi i Piatti arrivarono dopo, quando i beni dei Torriani, sconfitti dai Visconti, furono messi in vendita. Certo è che tra Quattrocento e Cinquecento i Piatti acquistarono ‘terre, edifici, diritti’ divenendo i maggiori possessori in paese.
Già nel primo Quattrocento possedevano una parte del porto sul Ticino, come risulta da un atto notarile del 18 dicembre 1417 nel quale veniva notificato l’acquisto da parte di Luigi de Piatti della sesta parte del porto e del ponte di Turbigo. Una multiproprietà che dava diritto a dazi di transito importanti. In seguito, la famiglia Piatti divenne la spina dorsale del paese anche dal punto di vista religioso, al punto che sin dalla fondazione della parrocchia (1495) i primi parroci appartennero tutti a questa famiglia. Difatti, il documento più antico conservato nell’Archivio Parrocchiale è una pergamena del 3 maggio 1470 che parla dei beni turbighesi di Ambrogio de Piatti, figlio del fu Martino, residente nella parrocchia di San Giorgio al Palazzo a Milano, dove sorgeva il palazzo di famiglia. A Turbigo i Piatti posssedevano alla fine del Cinquecento:
– l’attuale palazzo Piatti-Gray de Cristoforis di Via Roma, con il grande parco che un tempo arrivava al di là della ferrovia, dove all’inizio del Novecento c’era addirittura un campo di calcio (che ha originato il toponimo Vicolo dello Sport);
– il rettangolo territoriale delimitato dalle attuali Via Fredda-Via Tatti-Via Volta che divenne sede del convento e della chiesa degli Agostiniani Scalzi innalzata nel Seicento per volontà testamentaria del cardinale Flaminio Piatti;
– la ‘Casa delle Colonne’, villa cinquecentesca, attuale sede dell’asilo nido ‘Villa Tatti’, la cui area di pertinenza arrivava a Nord fino a comprendere la ‘Corte Nobile’ (abitazione con torre di Ludovico Piatti realizzata nel 1520, così come documenta una lapide in marmo di Candoglia conservata alla ‘Selvaggia’ e gli affreschi ancora oggi leggibili) ed a Ovest comprendeva il ‘palazzo del Torchio’, area delimitata oggi dalla Vie 1° Maggio e Matteotti.
Stando alla ricostruzione dell’albero genealogico della famiglia Piatti, opera di J. De Sitonis de Scotia, da Ambrogio nacquero Baldassare, Pietro Antonio, Martino, Ludovico. Quest’ultimo, che aveva sposato Bianca Moneta, fu padre di un altro Baldassare, di Ambrogio (parroco di Turbigo) e di Girolamo che, sposando Antonia Vincemala de Aragona, ebbe numerosi figli tra cui il cardinale Flaminio.
IL CARDINALE FLAMINIO PIATTI. La sua storia è stata raccontata da Paolo Mira e compare anche su Wikipedia. Qui ci interessa approfondire il legame esistente tra il papa Gregorio XIV che nel breve periodo del suo pontificato (1590-1591) posò il cappello cardinalizio sul capo del prelato turbighese che certamente conosceva da tempo.
Luigi Carcano che ha studiato la figura e l’opera di Gregorio XIV (Niccolò Sfondrati 1535-1591) scrive che Niccolò nacque nel castello di Somma Lombardo in occasione di una visita della madre Anna Visconti, ma non per questo e per le regole del lignaggio del tempo fu detto milanese.
FOTO Il cardinale Flaminio Piatti (1550-1613)