In questi giorni i media si sono occupati di ricostruire la memoria di alcuni ‘italiani’ colpiti dalla malagiustizia, alcuni dei quali si sono ribellati uccidendosi. Uomini disposti a tutto per difendere il proprio onore, un’azione estrema alla ricerca di libertà.
ENZO TORTORA. 10 gennaio 2022. E’ morta la figlia Silvia Tortora a 59 anni. Aveva combattuto tutta la vita nella memoria del padre ucciso dalla malagiustizia. Una vergogna italiana che non ha portato a nulla, tant’è che siamo ancora qui con la vicenda Palamara che mostra con chi abbiamo a che fare nonostante i lauti stipendi.
ANGELO BURZI. “Mio marito suicida nella notte di Natale perché onesto”. E’ la moglie del consigliere regionale piemontese che lo grida e ne ricorda la rettitudine morale che i magistrati non hanno visto, anzi hanno puntato l’indice accusatore anche dopo il suicidio.
GABRIELE CAGLIARI. 20 luglio 1993. L’ex presidente dell’Eni ferma la porta del bagno con un piccolo cuneo di legno, si infila un sacchetto di plastica in testa e lo lega con il laccio delle scarpe. Si uccide così per ribellarsi ad un meccanismo (la promessa non mantenuta del magistrato di liberarlo) che lo sta stritolando del genere di quello che, quasi trent’anni dopo, ha portato al suicidio di Burzi. Giorni in cui a S. Vittore era montata la protesta dei detenuti che non sopportavano più la violenza ‘istituzionalizzata’ dei magistrati. Nel libro ‘Storia di mio padre’, il figlio Stefano Cagliari racconta le difficoltà che dovette affrontare anche per il funerale. ‘Pietà l’è morta’ dicevano i partigiani, la gogna e il giustizialismo del tempo erano tali che toccò al cappellano del carcere officiare le esequie, proprio nel giorno del suicidio Gardini.
RAUL GARDINI. Era il 23 luglio 1993. L’ultima notte di Gardini è diventato un romanzo di Gianluca Barbera dal quale sarà tratto un film. La storia dice che il grande imprenditore italiano, per evitare l’arresto legato al finanziamento illecito dei partiti, si suicidò nel suo palazzo milanese. Una violenza inaudita quella della magistratura del tempo ‘ Mani pulite’ una rivoluzione politica che sposa il detto padovano Xe pèso el tacòn del buso (È peggio la toppa del buco).
FOTO tratta da ‘Il Giornale’ 10 gennaio 2022