Lurate Caccivio è una città di 10mila abitanti in provincia di Como. Rappresenta l’unione di tre nuclei storici: Lurate, Caccivio e Castello. Ne abbiamo ricostruito la storia millenaria partendo dal punto in cui altri sono arrivati, in particolare leggendo La grangia dell’abate di Luigi Clerici, un lavoro che porta nel titolo il sigillo della storia locale,l’abbazia benedettina milanese di S. Simpliciano posta sulla strada che da Milano conduceva a Como. Fino al 1927 il paese si chiamò Lurate abbate, poi nel 1953 la mitria abbaziale comparse sullo stemma comunale come ‘documento’ fondamentale di un’antica memoria storica, riconosciuta dagli amministratori del tempo e proposta al Capo del Governo.
La Terra ha quattro miliardi di anni…diecimila anni fa l’uomo inventò l’agricoltura. Un tempo infinito che ha registrato la nostra evoluzione, ma anche una storia tempestata da catastrofi naturali tra cui quella in cui le acque dell’Adriatico avevano invaso la Pianura Padana. Lo documentano le conchiglie marine rinvenute nelle cave a Lurate (1877) e durante lavori di scavo sulla strada che collega Villa Guardia a Appiano e in tante altre località.
Le necropoli: Cascina Benedetta e S. Pietro. I primi insediamenti risalgono al tempo ‘golasecchiano’ (XII sec. a.C.), quell’Età del Ferro che ogni tanto affiora nelle tombe degli antichi ‘Insubri’. A partire dal III secolo a.C., la presenza romana è segnata dalle linee centuriali, ma anche dai ritrovamenti: un coltello con l’immanicatura in bronzo che termina con una testa d’ariete (maschio della pecora) in uso nel tempio di Bacco (Baccanali) per il sacrificio di un capro espiatorio, mentre nella necropoli della ‘Benedetta’, trova conferma una tipologia funeraria tipica del Comasco.
Il potere dell’abate sui rustici. Nella seconda metà dell’XI secolo, la disgregazione delle strutture carolingie, condusse a focalizzare nei cenobi il centro del potere a livello locale. Favoriti dai vescovi-conti, i monasteri videro aumentare le loro prerogative a discapito dell’amministrazione pievana che si vide sottrarre la giurisdizione su varie chiese e cappelle, al punto che i monasteri dilagarono nel territorio con proprie succursali (grange) fino a diventare delle vere Signorie abbaziali. Per mille anni le decime costituirono l’emblema di questa feudalità ecclesiastica, dal sorgere dell’impero carolingio all’abolizione della feudalità avvenuta con la rivoluzione francese. Risulta che, nel 1389, Papa Urbano IV confermò i feudi di Lurate e Oltrona al monastero di San Simpliciano per altri 500 anni!
Dell’imponente grangia del Castello è rimasto solo l’ingresso che si sta sgretolando a documentare un millenario passato. Era un magazzino fortificato dove si conservavano i prodotti agricoli. L’abate di S. Simpliciano, ‘padrone’ del territorio (nel Settecento ne possedeva ancora mille pertiche) aveva alcuni monaci responsabili in sito che seguivano il lavoro dei contadini.
Nel XIII secolo, durante le lotte tra Torriani e Visconti, Lurate si schierò con questi ultimi cosicché, nel suo Castello, ospitò Ottone Visconti in fuga da Napo Della Torre:
LAPIDE – “1276 – Nel castello di Lurate, inseguito dai Torriani, si rifugiò l’arcivescovo Ottone Visconti. Una lapide ricorda che il fondatore della nobile e potente famiglia Visconti, sfuggendo all’inseguimento fu qui ospitato e – in seguito – avendo riordinato i suoi militi vinse il nemico”.
Il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani della fine del XIII secolo elenca tre chiese a Lurate. Alcune sono rimaste come S. Martino, altre sono scomparse e sostituite: 1 – S. Martino al Castello; 2 – A Lurate, la chiesetta di Santa Maria Nascente. Accanto alla chiesetta costruita dai benedettini c’è quella che viene chiamata la Curt del Bia, dove c’è un cartiglio con una citazione di Pierre Corneille, poeta francese del Seicento: “Chaque jour de la vie est un pas vers la mort…”. Il cortile conserva una Madonna con Bambino di raro pathos e faceva della corte per i conversi, dove si alternavano le fatiche del lavoro con quelle della preghiera; 3 – A Lurate, la parrocchiale di San Luigi Gonzaga fu costruita negli anni 1880-1882; 4 – A Caccivio, l’antico oratorio di San Pietro dove fu rinvenuta la necropoli romana; 5 – A Caccivio, la parrocchiale di SS. Maria Annunciata nel 1577 San Carlo Borromeo istituì la parrocchia di Caccivio.
1760 – Il Catasto teresiano e la riforma delle Amministrazioni locali. Entrato in vigore nel 1760, diede una frustata di vitalità alla gestione del territorio. Strettamente correlata al Catasto fu la Riforma delle amministrazioni locali, con la nascita del ‘Convocato’ degli Estimati (coloro che pagavano le tasse), un organo incaricato della gestione dei problemi comunali, con l’aiuto di alcuni ‘deputati’, del Sindaco e del Console. Un effetto della Riforma fu il fatto che Caccivio – venne soppresso come Comune autonomo e aggregato, come frazione, a Lurate Abbate. La popolazione assommava a 1.165 abitanti (763 Caccivio, 402 Lurate Abbate).
1799 – LA FINE DI UN’EPOCA. L’età napoleonica segna la soppressione della ‘nobiltà’ I monasteri e gli altri beni della cosiddetta ‘manomorta’, attraverso un semplice atto governativo, passarono in proprietà ai Fratelli Luraschi di Como. Il successivo spezzettamento dell’antica proprietà ecclesiastica finirà nelle mani dei Rubini, Bellini, Cagnola, Riva, Pini…gli ‘estimati’ del territorio. Ma non cambiò la vita dei contadini: fame endemica pellagrosa, abitazioni malsane, contratti agricoli gravosi, famiglie disgregate dall’emigrazione: sono queste le cause del malcontento dei coloni che spesso sfociarono in rivolte. Per aver forza di sussistere, i rustici, accanto all’agricoltura, svilupparono altre due attività: il settore tessile (la settecentesca tessitura a mano) e il contrabbando di tabacco e zucchero dalla Svizzera all’Italia e, viceversa, di grano e vino.
1815 – Il ritorno degli austriaci. La ‘restaurazione’ diede vita ad una efficiente burocrazia che mise le basi allo ‘stato civile’ e all’istruzione elementare. Al tempo Lurate Caccivio contava 2500 abitanti sui quali vegliavano un medico-condotto, un seppellitore, una levatrice, due maestri di scuola.
1861 – L’Unità d’Italia. Il ‘Consiglio Comunale’, votato da 120 elettori ‘di censo’, sostituì il ‘Convocato degli Estimati’, ma i consiglieri erano sempre gli stessi, borghesi e nobili possidenti, notabili che avrebbero governato il paese fino alla prima guerra mondiale (Sindaco, nominato direttamente dal Re). Primo sindaco post-unitario fu il nobile Cesare Cagnola che avrebbe lasciato lo scranno al garibaldino Giulio Rubini (1872), compagno d’armi di Edoardo Stucchi, l’industriale che lasciò un segno profondo nella storia industriale del paese.
Dai ‘Bottegoni’ alla Stucchi – Dal 1885 al 1966, la stazione di Lurate Caccivio, posta lungo la ferrovia Como-Varese, rappresentò il motore primario dello sviluppo del territorio. La tessitura meccanica serica Edoardo Stucchi (1893-1968). Dai telai a mano a quelli azionati con l’energia elettrica: una innovazione che portò al noto stabilimento (mille dipendenti), al punto che accanto alla ‘fabbrica’ vennero costruiti dei dormitori per gli operai provenienti da Bulgarograsso, Guanzate. Si dice che la famosa ‘tenda rossa’ della spedizione di Umberto Nobile fosse stata tessuta alla Stucchi, così come le stoffe dei primi ‘paracadute’ militari.
La dolciaria Tettamanti (1923-1986). Un panettiere a Lurate che dal forno traeva anche qualche dolcetto mise il seme della grande ‘Dolciaria Tettamanti’ (trecento dipendenti), che realizzò uno stabilimento anche in Giappone. Nel 1986 la proprietà passò alla Parmalat.
IL FASCISMO – Primo podestà fu l’ex tenente Luigi Motta, seguito da Enrico Stucchi (1929), figlio del fondatore dell’omonima tessitura che lasciò la carica a Gian Mario Cetti Serbelloni, Fu su richiesta del podestà Motta che Lurate Abbate prese il nome di Lurate Caccivio.
IL SECONDO DOPOGUERRA – Antonio Strada, presidente del CLN nominò Angelo Turconi, sindaco della Liberazione. Seguirono il 2 giugno 1946, referendum istituzionale sulla forma dello Stato e Assemblea Costituente (che vide l’elezione di Mario Martinelli che sarebbe diventato il deus ex machina del territorio) e, il 27 ottobre 1946, le elezioni amministrative furono vinte da una compagine socialcomunista che elesse Carlo Castiglioni alla carica di Sindaco.
Il ‘miracolo economico’ – l’industrializzazione. Si cominciò a intravedere alla fine degli Anni Cinquanta con la bitumatura delle strade da sempre ‘bianche’, in terra battuta, poi l’illuminazione pubblica, Una rilevazione statistica di allora ci disegna un ‘paese-operaio’ a tutti gli effetti: 20 bar-trattorie; 18 negozi di alimentari; tre opifici industriali che occupavano 700 operai. Non c’erano alberghi. Pochi anni dopo (1960) arriveranno la Scuola di Avviamento Professionale ’Vittorio Alfieri’ e la Scuola Media. L’industrializzazione portò a una ondata immigratoria, di prevalente origine meridionale (da qui il gemellaggio con Cerchiara di Calabria). Oggi, in tutto il territorio comunale non c’è più neppure un campo coltivato a grano.
L’Amministrazione comunale. Un paese è il frutto del pensiero e dell’azione degli amministratori che si sono succeduti nel tempo e gli Anni Settanta furono prolifici. In prima linea il sindaco Arnaldo Giudici (1970-1978) nella progettazione del nuovo acquedotto avente una presa a Lago e nella realizzazione di un impianto per la depurazione delle acque reflue. Furono anni importanti anche per la formazione delle nuove generazioni: 1974 – Nuovo edificio scolastico a Caccivio e avvio della ‘Scuola per meccanici di Lenno’ (1974); Progetto Asilo Nido in Via Monterotondo (1975); Sede staccata del liceo scientifico ‘P. Giovio’ di Como (1976).
CURIOSITA’: Parco Custera (2015) – Nelle adiacenze della chiesa di S. Pietro è stata attrezzata un’area attraversata da acqua di falda pescata opportunamente: un velo da 20-25 centimetri. Si tratta di un percorso Kneipp, un trattamento idroterapico tipico del Nord Europa, in grado di diminuire lo stress producendo effetti benefici sul sistema immunitario e cardio-circolatorio.
Le ditte storiche chiusero, ma il tessuto industriale sopravvisse (‘Raso imperiali) Nelsa, Clerici auto).
IN EVIDENZA IL MONUMENTO CHE RICORDA L’UNIONE DEI TRE NUCLEI STORICI. Ci sono delle nuance francesi nella storia di questi paesi: la presenza cistercense la cui casa madre era in Francia, ma anche la famosa frase di un drammaturgo secentesco Pierre Corneille che dice: ‘Chaque jour de la vie est un pas vers la mort’