TURBIGO. Di questi tempi, in cui si parla tanto della nuova presidente del Consiglio, ripercorrere la vita della prima ‘donna’ che divenne pittrice alla corte del Re Filippo II, dà motivo di riflessione. Infatti, Sofonisba non avrebbe potuto entrare in un ruolo che era sempre stato riservato agli uomini – quello di ‘pittrice di corte’ – ma lei ci riuscì e il mondo si fece da parte per farla entrare nel cerchio magico.
Un lavoro di ricerca lungo quello che Luciana Benotto (turbighese da poco) sta portando a termine dopo 7,5 anni di intenso lavoro. Una ricerca iniziata all’Escorial (monastero e palazzo reale di Madrid voluto da Filippo II) quando casualmente – aveva già notato dei ritratti di S. in una pinacoteca italiana – le capitò in mano una pubblicazione in spagnolo con le prime notizie della pittrice che là aveva vissuto e dipinto, una nobildonna di qualità appartenente alla famiglia degli Anguissola. Cominciò allora con un vocabolario in mano la ricerca storica tesa a scoprire quale tipo di carattere avesse la prima pittrice italiana.
La storia è talmente lunga, animata da tanti personaggi, ognuno dei quali non è mai stato lasciato indietro nella narrazione, che la nostra scrittrice si è definita ‘Tessitrice di arazzi’ della Cremona di fine Cinquecento dove, nei primi due libri pubblicati, si narrano gli inizi mentre la fine è ancora di là da venire.
La trilogia che vede protagonista Sofonisba si articola nel modo seguente: nel primo romanzo pubblicato (2020) viene raccontata ‘la turbinosa giovinezza della pittrice’; nel secondo (presentato il 26 novembre 2022) si trova alla corte del re, sprofondata negli intrighi spagnoli del tempo, dove la regola della convivenza era quella della ‘finzione’ e dove imperava l’autodafé. Il terzo romanzo con il quale si completerà la trilogia parlerà dei due matrimoni di Sofonisba – che visse 93 anni – con mariti molto più giovani di lei, ma anche del fatto che non ebbe figli, diversamente da tutte le sue sorelle (una delle quali scelse la clausura). Alla prima pittrice italiana sono state intitolate varie strade in Lombardia e una a Genova. A Cremona, sua città natale, un liceo porta il suo nome.
LA SCRITTRICE LUCIANA BENOTTO. La bibliotecaria-storica dell’arte Marta Barcaro, che ha gestito brillantemente la serie ‘Incontri a Turbigo’ ottenendo un discreto successo di partecipazione (così raro in paese, specialmente nell’ambito culturale), ha presentato la scrittrice dicendo “che non ha ancora ricevuto il successo che merita, proprio per il ‘feeling’ esercitato dai suoi libri”. Tomi dai quali è difficile staccarsi nelle notti insonni continuando a inseguire – a luce accesa – le vicende di Ascanio, il ragazzo dal passato misterioso, il guardaspalle gentile… “Preferisco raccontare la vita vera delle persone – ha detto la Benotto – anche gli aspetti scabrosi, del genere: “Pittore rinfodera il tuo pennello” attribuito al bell’Ascanio entrato nella bottega del Campi (il maestro presto superato dall’allieva), per difendere la virtù della giovane Sofonisba.
Chi scrive ha avuto occasione di conoscere Luciana Benotto all’inizio del secolo quando dirigeva ‘Città Oggi’. Luciana curava settimanalmente la pagina culturale dal titolo ‘Luoghi, personaggi, fatti e leggende delle nostre contrade’. Ricordo alcuni titoli del tempo che fu che andrebbero riproposti proprio per la profondità culturale: ‘Il Camaoon – il palazzo del mago alchimista di Dairago’ con annessi i simboli dei misteri; ‘Gli enigmatici affreschi del palazzo Albani di Rosio’ in territorio di Albairate; ‘La canonica di Bernate: un pastiche eccentrico e kitsch’; ‘I misteriosi riti nella chiesa di Sant’Eusenzio’ che accadevano a Mesero, ogni agosto, nelle notti di sabato’ e tanti altri.