TURBIGO – ‘Al Scurbat’, il 14 marzo 2024, incontro ‘storico’ organizzato dall’Auser per la presentazione della approfondita ricerca di Daniele Solivardi su quella che fu la ‘battaglia di Turbigo’ del 31 maggio 1800, cancellata dalla storia dalla successiva ‘Marengo’, che prese il titolo finale della seconda Campagna d’Italia. Lo scontro turbighese vide in prima linea Napoleone (dove il primo Console corse il rischio di essere ucciso, proprio sulla riva sinistra del Ticino), il quale passò la notte a Turbigo all’albergo turbighese della ‘Corona’ e fu accompagnato il giorno dopo a Milano su una carrozza guidata da un turbighese. Il fatto stesso che Napoleone avesse chiesto di essere seppellito a Sant’Elena, con indosso il mantello turchino che portava a Marengo, ha dato un maggiore ‘status’ a tale località nella storia ottocentesca.
Giuseppe Leoni ha raccontato quali fossero state le tracce seguite, cinquant’anni fa, per pubblicare il numero di ‘Contrade Nostre’ sul ‘Combat de Turbigo’ del 3 giugno 1859 e la battaglia del 31 maggio 1800. Documento fondamentale era stata la nota del parroco Bossi (1844-1891) che – ai primi di giugno 1859 – puntando l’indice accusatore contro i “Francesi sempre fatali alla nostra Italia” citò come Turbigo fosse stato messo ‘a ferro e a fuoco’ nel maggio 1800. Da ciò le azioni che seguirono (il medico condotto dottor Brunati attraversò il Ticino per informare che il campo era libero) per fare per far sì che i Francesi – che avevano bivaccato nella notte del 3 giugno 1859 costringendo la Giunta Municipale a requisire otto buoi per la cena – se ne andassero in fretta dal paese. E’ da questo scritto che è stata mutuata la lapide che campeggia all’inizio di Via 3 giugno 1859, primo documento civico dell’evento.
L’incontro è stato centrato sull’incisione ‘eccezionale’ che rappresenta la valle del Ticino – vista dalla costa di Galliate – realizzata da due artisti di altissimo livello (Muller e Holland) che incisero su una lastra di rame (non c’era ancora la fotografia) la fisionomia del nostro territorio, salvata miracolosamente dall’istituzione del ‘Parco del Ticino’. In particolare Daniele Solivardi si è soffermato sul ‘poggiolo’ di Napoleone, che si trova in territorio di Gallitate, accanto alla ‘Vecchia Dogana’. Un luogo ‘mitico’ in cui sulla stampa si riconosce Napoleone, con la divisa di generale (quella che avrebbe indossato anche a Marengo), mentre scruta il passaggio del Ticino delle truppe su indicazione del generale Murat che gli è accanto.
“Una bella serata” come ci ha scritto Daniele Solivardi, inviandoci la foto che pubblichiamo.